
“Il pittore aveva saputo immortalare il moto delle ore nell’attimo luminoso in cui la donna
aveva sentito caldo e aveva smesso di danzare, in cui l’albero era avvolto
da un alone d’ombra, in cui le vele sembravano scivolare su uno smalto
dorato. Ma, proprio perché l’attimo gravava su di noi con tanta forza,
quella tela così fissata nel tempo dava l’impressione d’un’estrema
fuggevolezza, si sentiva che presto la donna se ne sarebbe andata, le barche
sarebbero sparite, l’ombra si sarebbe spostata; che la notte stava per
scendere e il piacere per finire; che la vita passa e gli attimi, mostrati
contemporaneamente con tutte le luci che vi si fondono, non si recuperano
più
Marcel Proust
, Alla ricerca del tempo perduto, Milano, Mondadori, “Meridiani”, vol . II,