sabato 31 dicembre 2016

naufragio


Naufragio

Approderemo
nell'intimità del silenzio 
colmeremo i vuoti e le mancanze
cammineremo sull'acqua che
limpida scorre tra le due rive

ci morderemo gli occhi
per aver sciupato questo fiore 
stolti e ingrati e ciechi 
e stupidamente muti

Ti darò la buonanotte mentre già
dormi mi stringerò 
nel tuo respiro 
per sentire i tuoi pensieri che mi diranno
quando è finita la tua illusione 
quanti anni di finzione dovrò cancellare
quanta pena per me hai dovuto sopportare
e perchè non è finita quando doveva finire


mi morderò le mani che non hanno saputo 
abbracciarti
mi morderò la bocca 
per tutti i baci non dati 
in quei brevi attimi fugaci in cui siamo stati 
l'uno per l'altra
mi strapperò gli occhi per non aver voluto vedere
il filo spezzato
la lenta agonia di una illusione

per non essere sparito quando hai preso la tua strada
per aver mendicato un bacio 
per aver confuso la pietà con la speranza   
per non aver capito in tempo che tu non eri per me
ed io non sono mai stato per te 

ma ti starò accanto fino al risveglio 
candida come una bimba rinasci nell'alba
e non avrai bisogno di aprire la tua anima
e sarà tutto rimosso tutto dimenticato 
e non avremo bisogno di capire 

nell'intimità del silenzio 
dove siamo naufragati.

Marcello C.





Lo senti?

riletture: Daniela N.


[...]
Lo senti?
Senti come tace
nel rumore assordante
Del mio silenzio?
Daniela N.
leggi tutto il testo
Lo senti?

 

 

dunque la notte






è stata bella la vostra compagnia


Lasciami una carezza

Beatriz Altamira

 


Lasciami una carezza Lasciami una carezza come viatico
per questa notte.
Me la metto qui sul cuscino...
 
Beatriz Altamira


Canto elegiaco


Wislawa Szymborska

Arrivederci.
A domani.
Al prossimo incontro.
Questo non vogliono più
(se non vogliono) ripeterlo.
Rimessi a un infinito
(se non diverso) silenzio.
Intenti solo a quello
(se solo a quello)
a cui li costringe l’assenza.
Calcolo elegiaco
Quanti di quelli che ho conosciuto
(se davvero li ho conosciuti),
uomini, donne
(se la divisione resta valida),
hanno varcato questa soglia
(se è una soglia),
hanno attraversato questo ponte
(se può chiamarsi ponte) –

Quanti dopo una vita più o meno lunga,
(se per loro fa ancora differenza),
buona, perchè è cominciata,
cattiva, perchè è finita
(se non preferiscono dire il contrario),
si sono trovati sull’altra sponda
(se si sono trovati
e se l’altra sponda esiste) –
Non mi è data certezza
della loro sorte ulteriore
(sempre che sia una sorte comune
e ancora una sorte) –
 
Hanno tutto
(se la parola non è riduttiva)
dietro di sè
(se non davanti a sè) –
 
Quanti di loro sono saltati dal tempo in corso
e svaniscono sempre più mesti in lontananza
( se ci si fida della prospettiva) –
 
Quanti
(se la domanda ha senso,
se si può arrivare alla somma finale
prima che chi conta aggiunga se stesso)
sono caduti nel più profondo dei sonni
(se non ce n’è di più profondi) –
 
Arrivederci.
A domani.
Al prossimo incontro.
Questo non vogliono più
(se non vogliono) ripeterlo.
Rimessi a un infinito
(se non diverso) silenzio.
Intenti solo a quello
(se solo a quello)
a cui li costringe l’assenza.
  
Wislawa Szymborska



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non porto niente e niente troverò






Canzone minore

Federico García Lorca

Darò tutto agli altri
e piangerò la mia passione
come un bambino abbandonato
in un racconto sbiadito.

Canzone minore
Hanno gocce di rugiada
le ali dell’usignolo,
gocce chiare di luna
rapprese d’illusione.
 
Il marmo della fonte
raccoglie il bacio dello zampillo,
sogno di umili stelle.
 
Tutte le bambine dei giardini
quando passo
mi dicono addio. Anche
le campane mi dicono addio.
Nel crepuscolo gli alberi
si baciano. Ed io
piango lungo il viale,
grottesco e senza rimedio,
triste come Cyrano
e Don Chisciotte,
redentore
di impossibili infiniti
al ritmo dell’orologio.
Vedo gigli appassire
a contatto della mia voce
macchiata di luce sanguigna,
e nella mia lirica canzone
indosso abiti da pagliaccio
impolverato. L’amore
vago e bello si è nascosto
sotto un ragno. E il sole
come un altro ragno mi nasconde
con le sue zampe d’oro.
Mai raggiungerò la buona sorte,
perché son come l’Amore stesso,
con frecce di pianto
nella faretra del cuore.
 
Darò tutto agli altri
e piangerò la mia passione
come un bambino abbandonato
in un racconto sbiadito.
Federico García Lorca

lagrimas negras

Aunque tu me has hechado en el abandono
aunque tu has muerto todas mis ilusiones
Y en vez de maldecirte con gusto en cono
en mis sueños te colmo
en mis sueños te colmo de bendiciones

C.'playlist

lagrimas negras - Buena Vista Social Club

Aunque tu me has hechado en el abandono 
aunque tu has muerto todas mis ilusiones 
Y en vez de maldecirte con gusto en cono 
en mis sueños te colmo 
en mis sueños te colmo de bendiciones 

Sufro la inmesa pena de tu extravio 
siento el dolor profundo de tu partida 
Y lloro sin que sepas que el llanto mio 
Tiene lagrimas negras 
Tiene lagrimas negras como mi vida 

Tu me quieres dejar yo no quiero sufrir 
contigo me voy mi santa aunque me cueste morir 
Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir 
contigo me voy mi santa aunque me cueste morir 

Un jardinero de amor siembra una flor y se va 
otro viene y la cultiva de cual de los dos sera 
Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir 
contigo me voy mi santa aunque me cueste morir 

Amada prenda querida no puedo vivir sin verte 
porque mi fin es quererte y amarte toda la vida 
Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir 
contigo me voy mi santa aunque me cueste morir 

Yo te lo digo mi amor te lo repito otra vez 
contigo me voy mi santa porque contigo morire 
Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir 
contigo me voy mi santa aunque me cueste morir 

Tu me quieres dejar yo no quiero sufrir 
contigo me voy mi santa aunque me cueste morir 
Yo te lo digo mi amor que contigo morire 
contigo me voy mi santa te lo repito otra vez 
Ay tu me quieres dejar yo no quiero sufrir 
contigo me voy mi santa aunque me cueste morir

 
lagrimas negras - Buena Vista Social Club


 

 
                    - #playever


ah se non mi avesssi svelato l'inganno!

Riletture:
Javier Marias

[...]
«Vivere nell’inganno è facile ed è la nostra condizione naturale, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto».
Si ricorda che tutti viviamo, in maniera parziale ma permanente, subendo l’inganno oppure praticandolo, raccontando soltanto una parte, nascondendo un’altra parte e mai le stesse parti alle diverse persone che ci circondano. E tuttavia, a quel che sembra, non siamo del tutto capaci di abituarci a ciò.
E quando scopriamo che qualcosa non era come l’abbiamo vissuto – un amore o un’amicizia, una situazione politica o una aspettativa comune e addirittura nazionale – ci si presenta nella vita reale quel dilemma che può tormentarci così tanto e che in grande misura è il terreno della finzione: non sappiamo più com’è stato per davvero ciò che ci sembrava certo, non sappiamo più come abbiamo vissuto ciò che abbiamo vissuto, se è stato quello che abbiamo creduto fino a quando siamo stati ingannati o se dobbiamo gettare tutto quanto nel sacco senza fondo dell’immaginario e tentare di ricostruire i nostri passi alla luce della rivelazione presente e del disinganno.

     Javier Marias

«Se solo tu non mi avessi detto niente, se mi avessi tenuto all’oscuro»
Così ha inizio il male link esterno
Javier Marias

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Di chi sono

Jirí Orten

Io sono dell’inverno ostile ai frutti
e della morte, se il tempo lo chieda,
io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta,
al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.

Di chi sono?
Io sono dei piovaschi e delle siepi
e delle erbe chinate dalla pioggia
e della chiara canzone che non gorgheggia,
del desiderio che sta chiuso in lei.
Di chi sono?
Io sono di ogni piccola cosa smussata
che mai spigoli ha conosciuto,
dei piccoli animali che reclinano la testa,
sono della nuvola quando è straziata.
Di chi sono?
Io sono del timore che mi ha tenuto
con le sue trasparenti dita,
del coniglietto che in un giardino in penombra
esercita il suo fiuto.
Di chi sono?
Io sono dell’inverno ostile ai frutti
e della morte, se il tempo lo chieda,
io sono dell’amore, di cui sbaglio la porta,
al posto di una mela ai vermi lasciato in preda.
Jirí Orten

La fine e l'inizio


Wislawa Szymborska

Sull’erba che ha ricoperto
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.

La fine e l'inizio
Dopo ogni guerra 
c’è chi deve ripulire. 
In fondo un po’ d’ordine 
da solo non si fa.

C’è chi deve spingere le macerie 
ai bordi delle strade 
per far passare 
i carri pieni di cadaveri.

C’è chi deve sprofondare 
nella melma e nella cenere, 
tra le molle dei divani letto, 
le schegge di vetro 
e gli stracci insanguinati.

C’è chi deve trascinare una trave 
per puntellare il muro, 
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra 
e montare la porta sui cardini.

Non è fotogenico, 
e ci vogliono anni. 
Tutte le telecamere sono già partite 
per un’altra guerra.

Bisogna ricostruire i ponti 
e anche le stazioni. 
Le maniche saranno a brandelli 
a forza di rimboccarle.

C’è chi, con la scopa in mano, 
ricorda ancora com’era.

C’è chi ascolta 
annuendo con la testa non mozzata. 
Ma presto lì si aggireranno altri 
che troveranno il tutto 
un po’ noioso.

C’è chi talvolta 
dissotterrerà da sotto un cespuglio 
argomenti corrosi dalla ruggine 
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.

Chi sapeva 
di che si trattava, 
deve far posto a quelli 
che ne sanno poco. 
E meno di poco. 
E infine assolutamente nulla.

Sull’erba che ha ricoperto 
le cause e gli effetti, 
c’è chi deve starsene disteso 
con una spiga tra i denti, 
perso a fissare le nuvole.
 
Wislawa Szymborska



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Avvicinati piano ai miei domini

Josefa Parra

che le tue dita tentino lo spazio
ciecamente, l'oscurità che avvolge
il mio corpo;

Avvicinati piano ai miei domini
Avvicinati piano ai miei domini;
che le tue dita tentino lo spazio
ciecamente, l'oscurità che avvolge
il mio corpo; che costruiscano un cammino
e giungano a me attraverso il velo
spesso e taciturno delle ombre.
Salvami con la luce che hai fra le dita
se mi toccano, scongiura l'indolenza,
scaldami o ustionami col tatto
splendido e chiaro delle tue mani.
Come le farfalle della notte
fino alla fiamma volerò – da te evocata –
ché preferisco bruciare che rimanere oscura.
Josefa Parra

venerdì 30 dicembre 2016

E non dovrebbe mai smettere di provarci

Daniel Glattauer

Una persona, da sola non è in grado di dare tutto a un'altra......
Ma dovrebbe volerlo.
E non dovrebbe mai smettere di provarci.
     Daniel Glattauer "La settima onda"


 

And you?

Buenas noches

And you?
When will you begin that long journey
into yourself?
 
Rumi

Nell'incavo fra il collo e la spalla

Beatriz Altamira

 


nell'incavo tra il collo e la spalla
 
Sai io ricordo ancora
e mi pare di sentirlo se ci penso
intensamente
il profumo o meglio l'odore buono di mia madre...

 

Nell'incavo fra il collo
e la spalla laddove posa il capo
un bambino in cerca di conforto
o un amante in cerca di tenerezza..
 
Beatriz Altamira


When you really care about someone








Respect yourself enough






just accepted






Avvicinati piano ai miei domini

Josefa Parra

che le tue dita tentino lo spazio
ciecamente, l'oscurità che avvolge
il mio corpo.



Avvicinati piano ai miei domini
Avvicinati piano ai miei domini;
che le tue dita tentino lo spazio
ciecamente, l'oscurità che avvolge
il mio corpo; che costruiscano un cammino
e giungano a me attraverso il velo
spesso e taciturno delle ombre.
Salvami con la luce che hai fra le dita
se mi toccano, scongiura l'indolenza,
scaldami o ustionami col tatto
splendido e chiaro delle tue mani.
Come le farfalle della notte
fino alla fiamma volerò – da te evocata –
ché preferisco bruciare che rimanere oscura.
Josefa Parra

Posso io o no

Sonia Gentili

retrocedere andando tra le cose
ridiventare l’ultimo dei venti
solo una cosa e non una paura

Posso io o no


Posso io o no ridiventare
pura nel puro flusso delle cose
retrocedere andando tra le cose
ridiventare l’ultimo dei venti
solo una cosa e non una paura
tra le cose, fino all’argine grigio
della prosa

se ridivento pura
della voce che ero ride
il vento
la mia voce sterrata è una piramide
sepolta nella strada
Sonia Gentili
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