giovedì 31 agosto 2017

Quindi sento solo sesso nel sesso.


Fare sesso
Dice mio fratello che indosso una maschera. Dice mio fratello che io provo solo sesso mentre faccio sesso, che è impossibile. Mi chiede mio fratello se io non abbia mai riso, mentre lo faccio. Dice mio fratello che il sesso è un piacere infinito. Mi chiede se io, in quei momenti lì, non abbia mai pensato di star conversando, di "parlare" con il corpo.
[...]
Si il sesso, mentre lo faccio, è un piacere infinito:poi finisce. Meno male perchè sennò starei sempre a far quello dalla mattina alla sera e prenderei una lettera disciplinare dal rettore (soprattutto perchè non lo starei facendo con lui). E certo che non sento solo sfregamente e sensazioni fisiche mentre faccio, anzi: uno dei crucci più grandi è che non posso avere un plotter attaccato al cervello, perchè durante l'orgasmo stamperei disegni meravigliosi.
 
Mentre vengo, costruisco guglie postmoderne che si innalzano al cielo come inni sacri, e i doccioni della cattedrale di Chartres si staccano dalla pietra che li contiene e vengono a posarsi in volo sulla mia, di cattedrale. Preferiscono la mia.
 
Solo che io questa cosa, tutta questa cosa, la chiamo "sesso".
Quindi sento solo sesso nel sesso.

 
Valeria Parrella

Enciclopedia della donna

Come averti, tu lontana

Juan Ruiz

Ti possiedo da lontano aspettando
il tuo ritorno, per riaverti e possederti
chino sulle tue labbra, nell’ardore
della penombra, nel fuoco del letto…



Amore amore

Come averti, tu lontana
Come averti, tu lontana, se l’estiva
vertigine del tempo ti nasconde
al desiderio, alle salive dell’amore?
E possederti se mi manchi?
Ti possiedo col ricordo e col sangue
che s’accendono quando ti penso.
Ti possiedo con la bocca affamata,
con le labbra, con la lingua lesta.
Ti possiedo in silenzio. Ti possiedo
con lo sguardo. Di più: con il pensiero.
Di più: con l’intenzione. Ti possiedo
con attesa e attenzione, con l’ansia.
Ti possiedo da lontano aspettando
il tuo ritorno, per riaverti e possederti
chino sulle tue labbra, nell’ardore
della penombra, nel fuoco del letto…

Juan Ruiz

Nostalgia grossa nella gola

Magda Zavala
mi consolo pensando che fu un delizioso miraggio,
una fantasticheria in liquore di miele,

Nostalgia grossa nella gola
Quando mi mancano le tue mani ai miei fianchi,
quella risata piena e vibrante,
il tuo impeto di ragazzo innamorato,
quel fascino per la luna degli zingari letterari
e i nostri giochi segreti con nomi propizi,
le nostre lettere d’amore,
i messaggi sotto la porta
e la tiepidezza dei tuoi richiami...
mi consolo pensando che fu un delizioso miraggio,
una fantasticheria in liquore di miele,
un grappolo di delizie mescolate
a saltelli e sorrisi
di acrobati innocenti.
 
Magda Zavala
Fili d'aquilone link esterno

mercoledì 30 agosto 2017

le poesie di Nikifòros Vrettàkos

La più bella frase d'amore che si possa formulare



Il complimento più raffinato e intelligente che abbia mai ricevuto me lo ha fatto un fruttivendolo (...) Era pure un grandissimo bel pezzo d'uomo, il fruttivendolo, va detto. E' questo, poichè ne doveva essere consapevole, gli dava l'arma più seducente che possa esistere: la sicurezza.
[...]
" Ah, come vorrei essere uno di questi due angioletti, quando la mamma gli cambia il pannolino".
[...]
Ma stavo presa salla maternità recente, e non ero usa a tradire l'archistar, così non raccolsi davvero. Me la porto dentro come la più bella frase d'amore che si possa formulare, piena di una verità profonda e dell'unica possibile, dati i nostri rapporti, dell'unica auspicabile, onesta, gioiosa: la voglia di farsi toccare il cazzo. Ma detto in modo stilnovistico, come offerta a una madonna medioevale circondata di cherubini, che manco una che avesse fatto voto di castità si sarebbe potuta risentire: un poeta non avrebbe saputo far di meglio, non con la stessa rapidità, con l ostesso sorriso. Non così gratis, lanciata la rima a perdersi tra i ciotoli di una strada.
 
Valeria Parrella

Enciclopedia della donna

Se tu m'avessi chiesto

Beatrice Niccolai

Se tu m'avessi chiesto un sogno,
t'avrei detto quanto sarebbe stato bello
ascoltare con te accanto il rumore dell'acqua,

Se tu m'avessi chiesto
C'è un incatesimo per ogni disgrazia
che nasce senza permesso nella solitudine.
 
Se tu m'avessi chiesto
cosa avrei voluto dalla vita,
t'avrei detto che avrei voluto il rumore dell'acqua
che accarezza inquietudini e rimuove certezze,
che inonda e cancella rughe di tempo
in cui ha la sua eternità l'anima.
 
Se tu m'avessi chiesto un sogno,
t'avrei detto quanto sarebbe stato bello
ascoltare con te accanto il rumore dell'acqua,
nell'inquietudine di una vita che passa.
 
Di tutto quel che è stato
rimane soltanto il rumore di un fiume che scorre.
 
Beatrice Niccolai

video di Franca Visentin
(phrankafv).
Musica, Wasserklavier, Luciano Berio, performed by David Arden.

La sorgente - ascolta l'acqua

Nikifòros Vrettàkos
Vieni vicino che ti veda,
chinati con me
- una volta

La sorgente
Ascolta l'acqua!
 
A onde voci
sgorgano dalla terra,
corrono, cantano,
antichissima voce che parla
- senti? Il primo usignuolo,
il primo uomo sulla terra,
il primo «buongiorno»!...
 
Vieni vicino che ti veda,
chinati con me
- una volta
ha visto anche mia madre
insieme alla luna,
ha visto un cervo all'alba
insieme alla luna,
ha visto un pastorello
che mangiava il suo pane.
I tuoi occhi,
i miei occhi,
senti? Voci, vocine!...
Sorridiamogli,
ci conosce,
ci ricorda!
 
Siamo due bambini,
tanto vecchi,
tanto buoni,
come la luna. .
 
Nikifòros Vrettàkos

martedì 29 agosto 2017

Per noi

Beatrice Niccolai

Per noi
che vinciamo solo da perdenti
e sappiamo ridere
dei giochi di luce riflessi
delle onde

Per noi
Per noi
che guardiamo gli alberi
e ci innamoriamo
delle foglie cadenti
perchè inciampano come noi
anche sull'aria.
 
Per noi
che vinciamo solo da perdenti
e sappiamo ridere
dei giochi di luce riflessi
delle onde
senza l'incauto bisogno di sconfiggerle.
 
Per noi
che preghiamo in silenzio
perchè neanche la voce
diventi urto
o offesa al silenzio,
per noi
che ci addormentiamo
con sogni vivi
mentre quella metà del nero
che ci divora o ci manca,
si placa.
 
Per noi
è quella preghiera silenziosa
che non ha niente da consacrare
perchè l'offesa
- mentre fioriscono gli alberi -
ci ha già perdonati.
 
Beatrice Niccolai

GOFFREDO legge "PER NOI" di Beatrice Niccolai
poesia estrapolata da Futuro Interiore"
Musica di N.Fabi Indie (strumentale)


Ho scavato tutta la terra per trovarti

Nikifòros Vrettàkos
Ho scavato tutta la terra per trovarti.
Ho setacciato la sabbia del deserto nel cuore

L'uomo, il mondo e la sua poesia
Ho scavato tutta la terra per trovarti.
Ho setacciato la sabbia del deserto nel cuore
Sapevo che la luce del Sole
non è completa senza l'uomo.
Mentre adesso guardando
tra la trasparenza del mondo
-tramite Te- le cose si avvicinano,
diventano più chiare, diventano trasparenti
Adesso sono capace di esprimere
la sua armonia con una poesia.
Prenderò una pagina bianca,
e metterò in fila la luce. .
 
Nikifòros Vrettàkos

lunedì 28 agosto 2017

L'amore è il tuo alibi e il tuo giocattolo



L'amore è il tuo alibi e il tuo giocattolo, io arriverò dall'altro lato dell'amore. Sogna il mio cazzo attraversando il tuo cuore. Sei anima della mia anima, la mia cagna, la mia puttana. La carezza che sto per inventare. Vorrei abbracciarti tutta una lunga notte e portarti un delirio disumano, un modo segreto, delicato, feroce e incandescente di farti libera.
Libera in un senso che non ha nessuna relazione con l'idea retorica di libertà. Mi vuoi?
Sono l'imbecille che disegnerà le tue perversioni nel più profondo della tua carne.
Vuoi essere la mia puttana? Dimi!
La mia cagna celestiale?
Vuoi che affondi il tuo bel culo?
E ti faccia piangere e tremare e desiderare morire a restare senza di me.
Dimmi!
Dimmi, amore. Dimmi. Il mio cazzo pieno di sangue invade questa stanza vuota. Se potessi vederlo avresti paura. È un mostro terribile, la sua lucida testa vuole esplodere dentro di te. Le mie labbra richiamano le tue labbra, le tue labbra minori e maggiori.
Vuoi riempirti la bocca con lui?
Dimmi!
Senti il mio calore, senti bruciare il tuo ventre
Le mie parole sono dita lunghe come radici che rompono la distanza e percorrono, piano, piano, il tuo essere
Il mio amore divora tutti i tuoi amori
il mio amore fa a pezzi il tuo concetto d’amore
Mi aggrappo alle tue natiche, ti alzo nel vuoto, distruggo il vestito
che ti copre e ti faccio girare nello spazio
il mio cazzo è un pezzo di ferro in fiamme
la tua figa si bagna, il tuo mare interiore ci inonda
Ti tengo nell’aria e ti faccio scendere lentamente. La testa del mio cazzo sfiora la tua figa e tremi e sento i tuoi gemiti e la tua voce che chiede il sacrificio. Il tuo culo è l'offerta che il mio cazzo aspettava.
Il desiderio sono mille stelle nei tuoi occhi. Mi senti, cagna mia?
Dimmi!
Apri le tue gambe e il mio cazzo graffia la tua carne e affonda
e ti attraversa come un oscuro demone che torna felice
al fondo del suo inferno.
 
Efraim Medina Reyes


A vela sciolta

Magda Zavala
So che contravvengo quando ti percorro,
il mio tatto sincero,
la bocca inondata,
tutto il mio essere nei sensi.

A vela sciolta
So che contravvengo quando ti percorro,
il mio tatto sincero,
la bocca inondata,
tutto il mio essere nei sensi.
Nave di vela ardente su di te,
tu, mio porto assetato,
vorrei io,
di chiarezza.
 
Rassegnati,
non sarò mai donna convenzionale nel nostro letto.
 
Non mi temere per questo.
Sciogliti.
 
Magda Zavala

domenica 27 agosto 2017

Domenica





Domenica link esterno



La poesia è delle anime vergini, degli angeli, di chi crede. Naturalmente noi non viviamo più all'età d'Omero, e quindi ci è difficile trovare qualcosa in cui credere. Ma ad ogni modo, per essere poeti bisogna tornare a una necessaria condizione d'ingenuità.
GIORGIO BASSANI, Di là dal cuore

Voi parlate senza dire

Poesie dell'Adolescenza
Io sento il silenzio,
io odo il silenzio,
Io soffro il silenzio
Voi parlate senza dire

Voi parlate senza dire e
non capite qual è
la profondità del silenzio
 
Voi parlate senza dire
e senza comprendere
che anche il silenzio
può dire
 
(quel che voi non volete capire)
 
D.N. *** 6/1/87 17.10

la luna e i calanchi - intervista di radio tre a Franco Arminio







Festa della paesologia di Aliano
la festa della paesologia "La luna e i calanchi"
Intervista a Franco arminio

"Siamo ancora sconvolti dalle scosse di terremoto che hanno colpito Ischia, a soli due giorni di distanza dalla commemorazione del sisma che ha coinvolto, in più momenti, l'Italia centrale a partire dallo scorso Agosto. Cerchiamo allora di riflettere andando un po' più a fondo, arrivando a toccare l'osso duro del nostro Paese, ovvero i paesi, spesso dimenticati o travolti dall'abusivismo, che stanno nel suo interno. Sono proprio questi infatti, a ben vedere, la spina dorsale della nostra Penisola.

A questo proposito ricordiamo anche che, da oggi a domenica 25 Agosto, si svolge ad Aliano (in provincia di Matera) La luna e i calanchi, la sesta edizione della Festa della Paesologia, un evento concepito e diretto da Franco Arminio. Durante questa festa il suggestivo paese della collina materana - raccontato da Carlo Levi in Cristo si è fermato a Eboli - si trasforma da luogo di esilio in luogo di accoglienza. Per qualche giorno si crea una comunità formata da artisti, dal pubblico che arriva da ogni parte d’Italia e dagli abitanti del paese.

I nostri ospiti questo pomeriggio a Fahrenheit sono: Franco Arminio, poeta, scrittore e direttore artistico della festa; Pietro Laureano, architetto e urbanista, membro della commissione Unesco; e Claudia Fabris, artista padovana che gira il sud e non solo come “cameriera di poesia” e che ad Aliano ha un suo punto di ristoro poetico.



La lunae i Calanchi
Intervista di radio tre link esterno

Il mio posto a sedere è l’ultimo

Valentina Colonna
Eppure questo contrario divaricare,
questo amore in proiezione mi sa di intravisto,
del più perfetto imprevisto che mi tende a domani.

Il mio posto a sedere è l’ultimo
Il mio posto a sedere è l’ultimo
della prima carrozza in coda.
Mi hai fatto accomodare con cura,
presami in braccio col mio abito bianco
a fiori schiusi la notte perché
non soffra il vuoto nei prossimi giorni.

Da questo posto in piedi scendo
ogni chilometro passi non fatti,
finiti a uno ieri sfocato, sfinito
dalle campagne ai lati che bruciano l’estate
per scaldare il fiato all’inverno.
 
I binari allungano indietro,
rovesciandomi pacatamente sul bordo
da dove corrono i miei fiori al fondo,
al più profondo punto di fuga, dove
tu sei, fermo in stazione.
 
I nostri binari convergono là
              dove non si toccano.
 
Eppure questo contrario divaricare,
questo amore in proiezione mi sa di intravisto,
del più perfetto imprevisto che mi tende a domani.
 
Valentina Colonna
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