mercoledì 31 gennaio 2018

ma mi sentivo terribilmente sola.


Kafka sualla spiaggia
Anch’io, quando avevo la tua età, sognavo sempre di andare in un mondo a parte, – dice la signora Saeki sorridendo. – Un posto al di fuori del tempo, dove nessuno avrebbe potuto raggiungermi. – Ma un posto del genere non esiste. – Infatti, non esiste. Per questo vivo così. In un mondo dove tutto si danneggia, il cuore si consuma, e il tempo scorre senza un attimo di tregua. – Tace per qualche istante, come a suggerire con quella pausa il fluire silenzioso del tempo.
 
Poi riprende: – Ma quando avevo quindici anni, pensavo invece che quel posto esistesse. Che da qualche parte fosse possibile trovare l’entrata per quel mondo speciale. – Lei era molto sola, quando aveva quindici anni? – In un certo senso si.
 
Ero sola. Intorno a me c’erano delle persone, ma mi sentivo terribilmente sola. Perchè sapevo che non avrei mai potuto essere più felice di com’ero. Ne ero assolutamente certa, e quindi avrei voluto entrare in un luogo dove il tempo non scorresse.

Haruki Murakami
Kafka sualla spiaggia
 

Acquerelli di vita


Siamo tutti un acquerello che prima o poi scolorirà


 
Acquerelli di vita
Tanti colori
Tante sfumature
Siamo così variegati!
 
Siamo tutti un acquerello che prima o poi scolorirà

D.N. 22.1.2018


martedì 30 gennaio 2018

Nella moltitudine ( Sono quella che sono )


Wislawa Szymborska

Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
Nella moltitudine
Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.

In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi: di
ragno, gabbiano, topo campagnolo.
Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato
finché non si consuma.

Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.

Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.

Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.

Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.

E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?

Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

La sorte, finora,
mi è stata benigna.

Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.

Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.

Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
  
Wislawa Szymborska


Nessuno sa cosa ci sia laggiù


1Q84.
Sai, il cuore umano, a me dà l’impressione di un pozzo profondissimo. Nessuno sa cosa ci sia laggiù. Si può solo cercare di immaginarlo dalle cose che ogni tanto vengono a galla.

Haruki Murakami
La fine del mondo e il paese delle meraviglie
 

Perché tutto brucia dentro.


Perché la mente va solo li
Perché il cuore e le viscere si accendono


 
Perché tutto brucia dentro.

Cosa scatta,
quando qualcuno ti fa battere forte il cuore?
Cosa è scattato quel primo giorno,
Cosa è scattato quando ci siamo ritrovati?
Non lo so
Non so perché ci si innamora
Perché la mente va solo li
Perché il cuore e le viscere si accendono
Perché tutto brucia e scalda e ti scioglie
sentendo il nome, la voce e il respiro.
 


D.N. 28.1.2018


lunedì 29 gennaio 2018

non abbiamo parlato d'amore e non abbiamo fatto l'amore


...A lovely little jewish princess - 3
Ester era una compagna di classe di mia sorella (...).
E lei, sebbene molto più giovane, aveva l'aria esotica e forestiera delle donne di quel lungo tavolo. (...)
I suoi gesti, i suoi atteggiamenti, il suo modo sempre sorprendente di reagire, più antiquato rispetto al suo linguaggio, ne contraddicevano in ogni momento le parole. Era molto bella. Di profilo sembrava una creatura snella, delicata, racchiusa tutta negli sguardi. Il suo corpo sembrava elastico e svettante come quello di un modella sulla passerella. Ma non appena si voltava verso di te, nel suo viso si rispecchiava Sefer-na-Bahir, il Libro dello Splendore: viso tondo, con occhi verdi e labbra morbide e sensuali, ma così intensamente sensuali che sconfinavano nel mistico, liberandosi della sessualità.
Ester diventava allora la sua omonima della Bibbia, colei verso la quale il grande re assiro aveva proteso lo scettro d'oro, donandole così la vita. Ecco io scrittore che ha avuto poche donne: pronto sempre a mitizzare...

In realtà, con Ester ho avuto un legame di qualche mese, durante i quali non abbiamo parlato d'amore e non abbiamo fatto l'amore, anche se ci siamo andati a volte vicini.
Passeggiavamo però tutti i giorni per ore e ore, siamo stati nei circoli letterari in cui la sua presenza era ipnotica, dove i suoi capelli lunghiessimi si arruffavano attirando tutti gli sguardi ("ehi, fortunato, chi è chi é questa bambola?”), siamo stati anche in squallide piscine, nelle cui acque era impossibile entrare. Quando la accompagnavo verso casa, la sera tardi (ovviamente sotto stelle a sei punte), ci fermavamo lungo il cammino, illuminati in maniera spettrale da un lampione o dai finestrini di un qualche filobus che passava lento, e ci baciavamo appassionatamente.
 
Non avevo mai avuto tra le braccia un corpo così bello, una ragazza così semplice e, come che sia, così misteriosa. Non successe nulla di particolare in tutto quel periodo.
[...]
Non c'è stato nulla che si orientasse verso il fantastico:
[...]
I giorni cominciarono a divenire più freddi, e la sera in cui Ester mi disse che si sarebbe trasferita assieme alla famiglia in Israele, avevo cominciato a tremare intirizzito già prima di sentire le sue parole. Poi mi sono raggelato.
 
C'eravamo proposti tacitamente di non innamorarci l'uno dell'altro, ma è probabile che, senza rendermene conto, io o qualcosa di me avesse trasgredito i limiti imposti. Eravamo in un parco misero e deserto, poggiati su un tavolo da scacchi in cemento.
 
L'ho accompagnata a casa come sempre, ci siamo baciati come sempre, non ci siamo detti addio, e nemmeno arivederci, poi non ci siamo visti mai più.

Mircea Cartarescu
Perchè amiamo le donne ( racconti) - [Con le orecchie mogie mogie]
 
1. cosa vuol dire avere una donna
2. Quando sono uscito avevo la mente piena di Ester
3. Non abbiamo parlato d'amore e non abbiamo fatto l'amore

domenica 28 gennaio 2018

Quando sono uscito avevo la mente piena di Ester


...A lovely little jewish princess - 2
A una lunga tavolata, una trentina di donne, per lo più con l'in-confondibile ancorché ineffabile aspetto da ebrea orientale, si divertivano da morire, muovendo il capo felici al ritmo della musica. Eravamo dentro Chagall e Shalom Aleichem. Mi tornava in mente la canzone di Zappa, I need a lovely jewish princess, quando, tra le donne di quel lungo tavolo, mi parve di vedere Ester.
 
Non era lei, naturalmente, eppure una di quelle donne aveva la sua aria, proprio quel non so che d'ineffabile, quella dolcezza dei tratti pienotti, quelle pieghe sonnolente degli occhi verdi, proprio quell'alterità assoluta che si avverte in un attimo, ma che è così difficile da esprimere.
 
Quando sono uscito, sotto la volta piena di stelle (...) avevo la mente piena di Ester, quasi fossi stato trasportato di venti e... chissà quanti? anni indietro, nell'unica stagione in cui siamo stati amici.

Mircea Cartarescu
Perchè amiamo le donne ( racconti) - [Con le orecchie mogie mogie]
 
1. cosa vuol dire avere una donna
2. Quando sono uscito avevo la mente piena di Ester
3. Non abbiamo parlato d'amore e non abbiamo fatto l'amore

Il mio nemico





Il mio nemico 

Finché sei in tempo tira
E non sbagliare mira
Probabilmente il bersaglio che vedi
È solo l'abbaglio di chi da dietro spera
Che tu ci provi ancora

Perché poi gira e rigira gli serve solo una scusa
La fregatura è che è sempre un altro che paga
E c'è qualcuno che indaga per estirpare la piaga
Però chissà come mai qualsiasi cosa accada
Nel palazzo lontano nessuno fa una piega

Serve una testa che cada e poi chissenefrega
La prima testa di cazzo trovata per strada
Serve una testa che cada e poi chissenefrega
La prima testa di cazzo trovata per strada
Se vuoi tirare tira
Ma non sbagliare mira

Probabilmente il bersaglio che vedi
È solo l'abbaglio di chi da dietro giura
Che ha la coscienza pura
Ma sotto quella vernice ci sono squallide mura
La dittatura c'è ma non si sa dove sta
Non si vede da qua, non si vede da qua
La dittatura c'è ma non si sa dove sta
Non si vede da qua, non si vede da qua

Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa
Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa

E se non hai morale
E se non hai passione
Se nessun dubbio ti assale
Perché la sola ragione che ti interessa avere
È una ragione sociale
Soprattutto se hai qualche dannata guerra da fare
Non farla nel mio nome
Non farla nel mio nome
Che non hai mai domandato la mia autorizzazione
Se ti difenderai non farlo nel mio nome
Che non hai mai domandato la mia opinione
Finché sei in tempo tira
E non sbagliare mira
(Sparagli Piero, sparagli ora)
Finché sei in tempo tira
E non sbagliare mira
(Sparagli Piero, sparagli ora)

Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa
Il mio nemico non ha divisa
Ama le armi ma non le usa
Nella fondina tiene le carte visa
E quando uccide non chiede scusa
Il mio nemico non ha nome
Non ha nemmeno religione
E il potere non lo logora
Il potere non lo logora
Il mio nemico mi somiglia
È come me
Lui ama la famiglia
E per questo piglia più di ciò che da
E non sbaglierà
Ma se sbaglia un altro pagherà
E il potere non lo logora
Il potere non lo logora


POST GAUDIUM VENERIS

Juan Ruiz
anzi sereno e confidente, lieta
ed appagata la conversazione

POST GAUDIUM VENERIS
Post coitum sempre triste
per l’uomo e ogni animale – così attesta
un’antica sentenza… No, per noi
non lo è mai stato, triste,
anzi sereno e confidente, lieta
ed appagata la conversazione
così, post gaudium veneris.
 
Juan Ruiz
Poesia Senza pari link esterno

Poesia senza pari di Francesco Dalessandro

sabato 27 gennaio 2018

Non era un’emozione simile all’innamoramento o al desiderio sessuale


1Q84.

“Non era un’emozione simile all’innamoramento o al desiderio sessuale. Era come se qualcosa si fosse insinuato attraverso una piccola fessura e tentasse di riempire un vuoto che c’era dentro di lui. Ecco cosa provava. Non si trattava di un vuoto provocato da lei. Esisteva dentro di lui da un tempo incalcolabile. Lei vi aveva proiettato sopra una luce speciale, illuminandolo”.

Haruki Murakami
1Q84.
 

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