lunedì 31 dicembre 2018

l’evento meraviglioso di ogni incontro amoroso


Massimo Recalcati

leggere è come amare


Anche in questo senso la lettura è un’attività dell’io che però implica sempre l’incidenza dell’inconscio: scopro attraverso il libro una parte di me di cui non avevo conoscenza; vedo attraverso il libro frammenti del mio essere che non avevo mai visto prima; oppure trovo nel libro le parole per dire quello che oscuramente vivevo e pensavo senza essere in grado di nominarlo.


È, se si vuole, l’evento meraviglioso di ogni incontro amoroso: poter essere un libro per qualcuno, farsi leggere e rileggere, diventare la superficie sulla quale si calamita lo sguardo dell’Altro, trasformare il corpo dell’amato in un libro. Essere, al tempo stesso, il lettore del libro e il libro letto.


Ecco il punto dove i piani dell’attività e della passività si ribaltano o, quanto meno, si confondono: non sono più “io” che leggo il libro ma è il libro che “mi legge”. Questo significa che, nell’incontro con un libro, incontro sempre una parte di me stesso, un punto di densità dove l’enigma più singolare e indecifrabile della mia esistenza viene toccato e in parte svelato, come se il “fondo” del soggetto – il suo inconscio – risalisse direttamente in superficie. Nell’esperienza della lettura – dal punto di vista dell’inconscio – il fantasma del lettore s’incrocia così con quello dello scrittore.

A libro aperto



domenica 30 dicembre 2018

lo spartiacque

Buenas noches

L'incontro "può essere lo spartiacque nel cammino di una vita"


 
Massimo Recalcati
A libro aperto

Chandra Livia Candiani 2/2 radio tre


Chandra livia Candiani

2 / 2






CUORE


CLAVDIO

Cuore


Ho visto la tua mano strapparmi il cuore
Mi sono accorto che era marrone
E non quel rosso come lo disegnavi tu
Forse era meglio quando con le tue mani
Come se fosse un gatto
Allisciavi lo schermo del tuo telefono





La lettura è un’avventura


Massimo Recalcati

perchè uno legge


La lettura è un’avventura non solo perché ci porta in una lingua e in un mondo che non conosciamo, ma perché ci separa da noi stessi, dalle nostre credenze, dalla nostra identità già costituita.

Sicché leggere implica sempre l’esperienza del perdersi nel libro, l’esperienza di una divisione. Il coltello non è negli occhi del lettore che legge il libro ma è il libro stesso.

A libro apero


Un libro non è un muro


Massimo Recalcati



La civiltà dell’immagine e della digitalizzazione sospinta ha messo all’angolo il libro e con esso l’esperienza stessa della lettura. Lo si constata in ogni luogo: nelle sale d’attesa di ogni genere, nei vagoni della metropolitana o del treno, nei parchi o sulle spiagge, fin dentro le nostre case. La testa china del lettore sulle pagine del libro sembra aver lasciato il posto al movimento veloce della mano sugli smartphone che consente lo scorrere rapido da un’informazione all’altra, da un’immagine all’altra. È una sorta di vero e proprio flagello che ha pervaso le nostre vite e che Pasolini non esiterebbe a definire come una “mutazione antropologica”.

L’iperattivismo della nuova tecnologia touch sembra aver stracciato l’amuleto del libro e il suo fascino segreto. La lenta pratica della lettura ha lasciato irreversibilmente il posto al consumo compulsivo delle immagini che, come un aspirapolvere perennemente in moto, risucchia ogni genere di contenuto sparso nell’orizzonte caotico del web.

A libro aperto


È, se si vuole, l’evento meraviglioso di ogni incontro amoroso:


Massimo Recalcati

Il libro mi legge


Perché? Perché quando leggo un libro o quando contemplo un quadro, come abbiamo appena visto, non mi limito ad assorbire cognitivamente il suo mondo narrativo o teorico, ma incontro qualcosa – una X, uno sguardo – che in quel libro – in quel quadro – mi legge. È un’esperienza che può coinvolgere profondamente il lettore: quando leggiamo un libro possiamo fare l’esperienza di sentirci nello stesso tempo letti dal libro che leggiamo.

Sicché impariamo qualcosa di chi siamo dal libro che leggiamo perché noi stessi in fondo siamo un libro che attende di essere letto. Anche in questo senso la lettura è un’attività dell’io che però implica sempre l’incidenza dell’inconscio: scopro attraverso il libro una parte di me di cui non avevo conoscenza; vedo attraverso il libro frammenti del mio essere che non avevo mai visto prima; oppure trovo nel libro le parole per dire quello che oscuramente vivevo e pensavo senza essere in grado di nominarlo.

È, se si vuole, l’evento meraviglioso di ogni incontro amoroso: poter essere un libro per qualcuno, farsi leggere e rileggere, diventare la superficie sulla quale si calamita lo sguardo dell’Altro, trasformare il corpo dell’amato in un libro. Essere, al tempo stesso, il lettore del libro e il libro letto.

A libro Aperto




lo chiamano lutto


Il silenzio è cosa viva

Chandra Livia Candiani







Lo chiamano lutto. Se accogli i suoi inviti, le sue chiamate a sentire la morte, interrompere tutto, sedersi o sdraiarsi e assaggiare l’assenza, allora è un dono. Se fingi che non ti chiami, se riempi ogni attimo di distrazione, ti fa a pezzi, brandelli di te che non stanno nell’intero del reale cambiato: aggiornare il file, con questo buco che vuole spazio, vuole ospitalità.
 
Spesso si pensa che la soluzione al dolore sia altrove, ma è nel dolore la soluzione del dolore, sentendolo, abitandolo, assaporandolo, a poco a poco diventa parte di noi, non piú un estraneo, ma un ospite scomodo, irruente, tempestoso e infine un amante e dopo la fine un pezzo di noi.


 
Il silenzio è cosa viva



9 dicembre

Anne Sexton
il cuore in porta
come un pallone, il tuo buon cuore
che mai e poi mai cessa
di riconoscer i suoi torti.

9 dicembre (18 giorni senza di te)
 
Due anni fa, Riservista,
avresti voluto bruciare
la cartolina oppure
sparire, disertore.
Invece sei rimasto a servire
l'Aereonautica. La testa sfornava
cattive pensate, mandavi
il cuore in porta
come un pallone, il tuo buon cuore
che mai e poi mai cessa
di riconoscer i suoi torti.
Da Frisco hai fatto una telefonata.
Poi ti hanno confezionato
un Aereomedico
che riappiccicava insieme
pezzi umani staccati
dagli spari. Alcuni rispediti al mittente
troppo morti per essere malati.
 
Ma io non tenni un diario
a quel tempo
e tu dici che oggi
fai di peggio
Oggi scarichi corpi di uomini
alla base aereonautica
di Travis - maledetta -
niente alberi, un cratere
circondato da colline.
 
Lo Starlifter dal
Vietnam, megacarro funebre,
atterra. Cento
ne arrivano giorno dopo giorno
solo quarantott'ore
dopo la morte, carichi
addirittura a volte
di sessanta bare in schiera.
 
Manuale Meno Numero
Sedici Prontuario
preferisce intitolare il tutto
I resti umani.
 
Questa è la posizione
che ha preso il mondo
con i figli del nemico
e le conquiste del nemico.
Tu li scarichi - scivolano
in sacchi di gomma
dentro una bara di alluminio -
questi resti umani,
ché mantengano sempre la testa più alta
dei dieci ditini dei piedi.
Hanno la precedenza assoluta quando
vengono rispediti
con lo stipendio di quattro mesi
e con le spese di sepoltura
acclusi.
 
Quali riguardi
per quei resti umani!
Servono per le statistiche!
Non sia mai che vengano
gettati a mare da aerei in panne.
Restino a bordo! Sono più importanti
ora che sono morti.
E tu mi dici: "Finché non t'ammazzano
ti trattano come una merda".
 
E vengono poi portati nella Caverna
quei resti umani timbrati
su uno Starlifter, un Cargomaster,
un aereo postale, un Hercules
mentre il napalm bolle in pentola,
mentre il napalm s'acquatta nel nido di morte.
E qui da noi si faceva
la Marcia della Pace -
questa Washington che occupiamo.
 
(trad. Rosaria Lo Russo,)
Anne Sexton

«la poesia dev’essere l’ascia che spacca il mare ghiacciato dentro di noi.»
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