giovedì 31 ottobre 2019

La parte peggiore





«La parte peggiore fu la sua risposta all’unica domanda che riuscii a fargli: perché?»

Le parole dell’assassino erano ancora un ringhio basso nella mente di Massimo.

Perché non c’è sensazione più appagante, potente e totalizzante, di sentire la vita della tua donna spegnersi tra le braccia. In quel momento, lei è davvero tua. È il vero possesso, il potere più grande.

Ilaria Tuti, - - - Ninfa dormiente


mercoledì 30 ottobre 2019

La voglia di baciarti


Antologia di Daniela

La voglia di baciarti


La voglia di baciarti in qualsiasi situazione,
in qualsiasi posto,
in mezzo a qualsiasi folla,
a metà di qualsiasi discorso
davanti a qualsiasi persona,
a qualsiasi ora.
È estenuante. Sfiancante.
Mi divora.
Ti prego, fa che non mi passi mai.

Sofocle


martedì 29 ottobre 2019

Bisogno di controllo





Pensò ad Andrian e alla misteriosa ragazza del ritratto.
Uccidere una donna che si dice di amare.

Era una contraddizione in termini, quella di cancellare dalla propria vita chi la illumina, eppure accadeva ogni giorno. L’amore che si fa dramma veniva celebrato troppo spesso. A morire erano sempre le donne.
Non è amore. È possesso. Bisogno di controllo.

Donne usate, abusate, lasciate sole e condannate. Donne che non avevano riconosciuto il male, perché si trovava proprio accanto a loro. Difficile metterlo a fuoco e smascherarlo, quando possiede il volto di chi dovrebbe avere cura di te.

Ilaria Tuti, - - - Ninfa dormiente,


Spero che un giorno riesca a capirlo da sola





«Allora com’è possibile che ciò che vi lega sia così intenso? Un rapporto che non è mai stato nutrito, non è mai stato curato, eppure sopravvive al silenzio e all’assenza, ed è forte.»

Raffaello Andrian sorrise.

«Non posso spiegarglielo. Non sono in grado. Spero che un giorno riesca a capirlo da sola, non c’è altro modo. Venite, è ora che lo conosciate.»

Ilaria Tuti - - - Ninfa dormiente


un singolo attimo lucido





Teresa sapeva che il processo mnemonico non è riproduttivo, ma ricostruttivo. Aveva imparato che per ricordare il cervello ricostruisce ciò che ha vissuto. E ricostruendo, la mente può inconsapevolmente aggiungere tasselli che nulla hanno a che fare con la verità. Per stress, per suggestione. Per rispondere all’idea preconcetta che una persona si è fatta di una situazione.

Tutti quegli aspetti costituiscono il vizio dei processi mnestici, un deficit che il cervello contiene creando falsi ricordi.

lI ricordo non è altro che un singolo attimo lucido, registrato dalla mente in modo incidentale, contornato da tanti altri fuori fuoco.

Ilaria Tuti - - - Ninfa dormiente


lunedì 28 ottobre 2019

Tempus valet, volat, velat





Tempus valet, volat, velat. Il motto continua a girarmi in testa, penso si sia guadagnato un posto tra i ricordi di questo diario. A pensarci bene, l’attinenza all’indagine è sorprendente.

Il tempo vale, fugge, cela.

Il tempo nasconde sempre qualcosa. Un segreto, un ricordo, una promessa mai mantenuta, il dolore. Si stende sui pensieri e sui sentimenti, languido li ricopre della bruma amabile dell’oblio, mentre li divora senza nemmeno che il loro padrone se ne accorga.

Ilaria Tuti - - - Ninfa dormiente


domenica 27 ottobre 2019

Il trillo del diavolo





Era la Sonata per violino in sol minore del Tartini, meglio conosciuta come Il trillo del diavolo. Chi la stava suonando, lo faceva magnificamente.»

Teresa rimase sorpresa.
«Non sono un’esperta, ma so che è una delle prove tecnicamente più impegnative mai composte per un violino solista, una sonata di rara e ancora ineguagliata complessità» disse. «Chi era in grado di suonarla nella valle? Un’abilità simile non poteva passare inosservata.»



«Lo sa che cosa raccontava il Tartini al riguardo?»
Teresa scosse la testa.
«Che la sonata era nata da un sogno in cui lui aveva fatto un patto con il Diavolo. Lucifero aveva suonato per lui questo incredibile brano, con genialità e brillantezza che venivano direttamente dall’inferno. Al risveglio, Tartini cercò di trasferirla immediatamente su uno spartito, ma giurò sempre di non essere riuscito a replicarne la magnificenza. La sonata vide la luce esattamente diciassette anni dopo quel sogno maledetto.»

«È senz’altro una chiave di lettura suggestiva» considerò Teresa.

«I vecchi resiani presero questo aneddoto alla lettera. Dissero che era stato il Diavolo a rapire Aniza, a strapparla alla sua vita, ad averla portata con sé nei boschi e poi nel buio, quello immutabile, che non vede mai l’alba. Il suo trillo si sentì per alcune notti. Portato dal vento, prima vicino, poi lontano. Sembrava prendersi gioco di noi, della nostra fede, delle nostre ricerche. Si faceva beffe della nostra speranza di ritrovare Aniza ancora viva. Mio nonno disse che alla fine il diavolo fu magnanimo, perché non ci fece trovare il suo corpo. Ci lasciò uno straccio di speranza a cui aggrapparci, se proprio volevamo continuare a farlo.»

Ilaria Tuti - - - Ninfa dormiente


l’essere umano finge ogni giorno della sua vita





Lei era così. Poteva arrivare a essere brutale solo per capire dove una persona avrebbe potuto spingersi trascinata dalla rabbia.

Metteva alla prova, sondava con stilettate fulminee, perché sapeva bene, più di chiunque altro Massimo conoscesse, che l’essere umano finge ogni giorno della sua vita: per difesa, per pigrizia, per abitudine, per convenzione, per tornaconto. Semplicemente, per sopravvivere.

Ilaria Tuti - - - Ninfa dormiente


lunedì 21 ottobre 2019

buena gente


Esercizio di ammirazione

 
Tu eres buena gente
ho pensato
eppure avresti avuto mille ragioni di essere cattiva con il mondo
per quanto dura è stata la vita con te,
umile e paziente sorridi alla vita
e non porti rancore
 
La tua bontà mi commuove e mi fa sentire piccolo
e quel poco che potrò mai fare per te mi riempie di gioia


Non ha più incanto il mondo. Ti han lasciato

Jorge Luis Borges
ma essere forte non ti basterà
per imparare l'arte dell'oblio.

Non ha più incanto il mondo. Ti han lasciato.

 
Non ha più incanto il mondo. Ti han lasciato.
Non condividerai la chiara luna
né i lenti parchi. Non c'è luna ormai
che non sia specchio del passato, sole
d’agonie, cristallo di solitudine.
Addio alle mutue mani e alle tempie
che l’amore accostava. Oggi hai soltanto
la fedele memoria e i vuoti giorni.
Solo si perde (ripeti vanamente)
quel che non si ha e non si è mai avuto,
ma essere forte non ti basterà
per imparare l'arte dell'oblio.
Un simbolo, una rosa può ferirti,
e può ucciderti un accordo di chitarra.
 
Ya no es mágico el mundo. Te han dejado.
Ya no compartirás la clara luna
ni los lentos jardines. Ya no hay una
luna que no sea espejo del pasado,
cristal de soledad, sol de agonías.
Adiós las mutuas manos y las sienes
que acercaba el amor. Hoy sólo tienes
la fiel memoria y los desiertos días.
Nadie pierde (repites vanamente)
sino lo que no tiene y no ha tenido
nunca, pero no basta ser valiente
para aprender el arte del olvido.
Un símbolo, una rosa, te desgarra
y te puede matar una guitarra.
 
Jorge Luis Borges
Trovo abbastanza ignobile questo modo silenzioso che hanno gli uomini di restituirti al corso del tempo. Come se bisognasse ricordarci, a ogni buon conto, che l’esistenza è discontinua.
[...]
Mi ha assalito una specie di pena, non posso dire una pena d’amore, no, piuttosto una pena d’abbandono.

C’è una poesia di Borges che comincia così: «Ya no es mágico el mundo. Te han dejado». «Non ha più incanto il mondo. Ti han lasciato». Dice lasciato, una parola di tutti i giorni, che non fa alcun rumore. Tutti possono lasciarvi, anche Jean-Gabriel Vigarello con la sua pettinatura da Beatles cinquant’anni dopo.

Jasmina Reza - - - Felici i felici

domenica 20 ottobre 2019

l’aveva amata di nuovo, e di nuovo abbandonata





Poi lui l’aveva abbandonata, senza spiegazioni, perché avrebbe significato doverne dare anche a se stesso, quando invece voleva solo silenzio. L’aveva lasciata dopo che le ultime parole di lei erano state d’amore. Non l’aveva più rivista, né sentita, fino a qualche settimana prima: poche ore in cui l’aveva amata di nuovo, e di nuovo abbandonata.

Massimo sentiva rabbia, ma solo verso se stesso. Per quello che provava. Per quello che non provava. Per essersi scoperto così diverso da come avrebbe voluto essere.

Ilaria Tuti - - - - Ninfa dormiente


Qualcosa si è rotto





Qualcosa si è rotto, irreparabilmente si direbbe. Il temuto è avvenuto, lo hanno visto tutti e tutti ne parlano. E anche se non fosse cosí, intanto di certo è avvenuto. Indicibile silenzio, attesa spietata di una sera, una settimana, un tempo senza misura, come sempre quello dell’abbandono.

A chiedersi se non vuole o non può. Se sono io per caso, per errore, per ironia. Anche se la differenza è minuscola nel fatto d’esser qui tradita. La freccia è per me, la direzione non lascia traccia, solo la punta di veleno conta alla fine e la sento, con i tre angoli dentro. E mi strappa. Vita strappata. Nessun senso mi è piú alleato: troppo ricordare, gli odori portano immagini che squarciano,.....

Mariapia Veladiano - - - Ma come tu resisti, vita


sodade





Dico per favore, resto calmo, per favore, in modo pacato, mi vedo già correre a rotta di collo sulla tangenziale, ascoltando a tutto volume Sodade, una canzone che ho scoperto di recente, di cui non capisco nulla, se non la solitudine della voce, e la parola solitudine ripetuta all’infinito, anche se mi hanno detto che non significa solitudine bensì nostalgia, mancanza, rimpianto, spleen, tutte quelle cose intime e non condivisibili che si chiamano solitudine,....

Jasmina Reza - - - Felici i felici



Felici i felici





Felices los amados y los amantes y los que
pueden prescindir del amor.
Felices los felices.


Jorge luis Borges


sabato 19 ottobre 2019

lascia andare

Franco Arminio in rete

Ringazia le cose
che perdi
perché sei più leggero.


Lascia andare
Lascia andare.
I respiri vanno via,
lascia andare tutto il resto, lascia andare gli anni,
le gioie e le paure,
non trattenere nulla,
c'è un secondo nuovo,
un altro luogo mai visto,
un gesto senza noia,
un raggio di sole.
Chiama la sera,
chiama il cielo,
chiama chi vuoi,
chiama ancora,
non hai mai parlato così,
non hai visto,
non hai mai sentito
così bene.
Ringazia le cose
che perdi
perché sei più leggero.
Lascia tutto. Lascia ancora.
Porteranno una foglia
al cimitero.
 
Franco Arminio

venerdì 18 ottobre 2019

non hanno neppure una reale autobiografia





Alla fine i soggetti ambigui, non avendo una reale identità
non hanno neppure una reale autobiogravia
non sono in grado di raccontarsi
come non sono in grado di rappresentarsi

Riccardo Dalle Luche, Simone Bertacca


Quante maschere e sottomaschere noi indossiamo

Fernando Pessoa

La stessa maschera non si sente come una maschera
Ma guarda di fuori di sé con gli occhi mascherati.
Quante maschere e sottomaschere noi indossiamo

Quante maschere e sottomaschere noi indossiamo
Sul nostro contenitore dell’anima, così quando,
Se per un mero gioco, l’anima stessa si smaschera,
 
Sa d’aver tolto l’ultima e aver mostrato il volto?
La stessa maschera non si sente come una maschera
 
Ma guarda di fuori di sé con gli occhi mascherati.
Qualunque sia la coscienza che inizi l’opera
Sua, fatale e accettata sorte è l’ottundimento.
 
Come un bimbo impaurito dall’immagine allo specchio
Le nostre anime, fanciulle, rimangono disattente,
Cambiano i loro volti conosciuti, e un mondo intero
Creano su quella loro dimenticata causa;
 
E, quando un pensiero rivela l’anima mascherata
Esso stesso non va a smascherare da smascherato.
 


Fernando Pessoa
(trentacinque sonetti
 

 
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