Marco Missiroli
Ma lei un ventiseienne lo aveva già avuto, e tuttora era il ricordo che tentava di non perdere. Con lui aveva intuito che l’infedeltà poteva significare fedeltà verso se stessa. Andrea. Dopo che era uscita da casa sua, in quella serata di nove anni prima, era passata in agenzia anche se non c’era piú nessuno, si era chiusa in bagno e si era coperta gli occhi con una mano.
Poi se lo era detto: l’hai fatto. Hai preso in bocca ciò che non ti spettava, hai spogliato, ti sei fatta spogliare, hai aperto le gambe sul tavolo della cucina e hai preteso il ragazzo, abbarbicata a lui, le sue spalle forti, la sua presa sicura, ti sei ingozzata, ti sei fatta portare a letto, sentendoti giovane e desiderata e allegra.
Era rimasta a dirselo, chiusa nel bagno della sua agenzia per qualche minuto, percependosi le gambe indolenzite e la pelle scottata, un nuovo odore, infine aveva pronunciato quella parola: deragliare.....
.....
Era rimasta a fissare quelle tre soddisfazioni e aveva saputo che il senso di colpa era un processo banale.
La realtà dei fatti, la grande realtà dei fatti, era che era stato naturale. Aveva scopato un ragazzo che le piaceva e che l’aveva fatta godere. Cosa aveva tolto al suo matrimonio?
.....
Si era masturbata ripensando a come il ragazzo era stato indeciso e allo stesso tempo brutale: come se lo avesse convinto via via che si spogliavano. Per lungo tempo non aveva dimenticato il peso del suo corpo sopra di lei, in quel peso c’era il suo matrimonio.
Fedeltà
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