Le paure che l'amore risveglia
Le paure che l’amore risveglia sono infinite. Paura di illudersi. Paura di sbagliare. Paura di non essere all’altezza. Paura di essere traditi. Paura di perderlo o di perderla. Tutte quelle paure che ci si porta dentro fin dall’infanzia, quando si dipendeva in tutto e per tutto dai nostri genitori, e si sarebbe stati disposti a fare qualunque cosa pur di non perdere il loro amore. È da lì che parte tutto. Da quei momenti di fragilità che poi ci accompagnano per il resto della nostra vita. E che tante volte ci determinano, anche se cresciamo, anche se impariamo a sbrigarcela da soli, anche la smettiamo di illuderci che con l’altro potremo un giorno sperimentare di nuovo la gioia della fusione e dell’indeterminatezza. Quell’amore incondizionato che, in fondo, non esiste. Perché non c’è amore senza separazione e senza una qualche distanza di sicurezza.
Ma se l’amore incondizionato non esiste, perché dovremmo allora lasciarci andare? Perché dovremmo prendere dei rischi? Perché non rinunciare del tutto alla dipendenza affettiva?
Quando si ama, si è per definizione vulnerabili e dipendenti. Quella vulnerabilità e quella dipendenza che ci portano a sperare di ricevere quei gesti e quegli sguardi di cui abbiamo tanto bisogno, quell’ascolto e quella comprensione che non possiamo esigere né dai nostri colleghi, né dai nostri datori di lavoro, né dai nostri stessi amici. Perché le relazioni sociali, anche quando c’è stima e rispetto reciproco, sono sempre influenzate dai codici di comportamento e dalle convenzioni. Solo nell’intimità dell’amore ci si può togliere la maschera e uscire dai ruoli. E allora certo che si è dipendenti! Certo che si è vulnerabili! Certo che si ha paura!
Che cosa mi succede se poi anche lui o anche lei mi giudicano male e se ne vanno? Non rischio di ritrovare solamente con un pugno di polvere in mano?
Quando si ama, si rischia. Sempre. E nessuno potrà mai avere la certezza che l’altro non approfitterà delle nostre fragilità e che, prima o poi, ci rinfaccerà tutto quello che gli abbiamo chiesto, tutto quello che gli abbiamo confessato, tutto quello che gli abbiamo svelato. Eppure è solo quando la si smette di aver paura e ci si fida, che il mondo privato, come scriveva Hannah Arendt, “non è più un inferno”. Ci si toglie la maschera e si smette di recitare. Ci si toglie la maschera e ci limita ad essere come si è. Talvolta insopportabili. Sempre imperfetti. Come tutti d’altronde. Condividendo quella paura che, nel momento in cui viene finalmente accolta e tollerata, finisce poi anche con il sembrarci meno insormontabile.
[ Michela Marzano ]
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