l'animo sardo
Io, Sardo, capisco come si possa mentalmente e silenziosamente odiare.
Quest' odio silenzioso fa parte del nostro mondo.
Certo l'odio è un sentimento sterile. Siamo pieni di rancore e di orgoglio: diffidiamo anche di noi stessi. E stiamo fermi. Quando la- Sardegna si mosse dietro la bandiera che Emilia Lussu aveva alzato, questo nodo di silenzio1, questo complesso di mortificazioni si sciolse finalmente.
[una] cara amica pisana, alla quale avevo sempre parlato della Sardegna, un giorno, dopo tanti anni che ci conoscevamo, disse:
« Come credi che mi troverei, in Sardegna, se ci andassi »
Evidentemente, con tante parole, non ero mai riuscito a darle, un'idea detta mia terra, con tante parole dette e scritte. Eppure io l'avevo ben chiara in mente, come il viso di una pur sona, con le sue rughe. La vedevo. Rivedevo le sue montagne, l« sue pianure, nel colmo dell'estate, quando tornavo in aereo, la chiusura dell'università, e non era piovuto da mesi e mesi. La mia amica aveva viaggiato, era stata in Grecia, ma non patevo fare riferimenti, non 'ostante una mia vecchia idea di raccontare il mito di Oreste ambientandolo in Sardegna, immaginando tra le mie montagne la grande tomba di Agamenno, Klettra si reca segretamente.
Siccome era notte e c'era la luna (eravamo fuori di Porta a Lw.ca) dissi atta mia amica:
« Immagina di essere nella Luna, immagina un paese così, completamente diverso, arido come la luna, ma che però ha un'altra faccia che gli uomini non hanno mai visto. Lì, contrariamente a quel che si crede, c'è un poco di acqua, quanto basta a certe piante che resistono olla siccità... ».
E continuai nella favola, perché la metafora era comoda: un mondo preistorico ancor vivo, coesistente con le forme moderne della civiltà, come la Luna, frammento che testimonia di una fase trascorsa del sistema solare, continua a seguirlo nel suo viaggio attraverso gli spazi, tuttora presente e operante in esso. Un altro senso del tempo, un ritmo diverso.
Giuseppe Dessì - Le due facce della Sardegna
Io, Sardo, capisco come si possa mentalmente e silenziosamente odiare.
Quest' odio silenzioso fa parte del nostro mondo.
Certo l'odio è un sentimento sterile. Siamo pieni di rancore e di orgoglio: diffidiamo anche di noi stessi. E stiamo fermi. Quando la- Sardegna si mosse dietro la bandiera che Emilia Lussu aveva alzato, questo nodo di silenzio1, questo complesso di mortificazioni si sciolse finalmente.
[una] cara amica pisana, alla quale avevo sempre parlato della Sardegna, un giorno, dopo tanti anni che ci conoscevamo, disse:
« Come credi che mi troverei, in Sardegna, se ci andassi »
Evidentemente, con tante parole, non ero mai riuscito a darle, un'idea detta mia terra, con tante parole dette e scritte. Eppure io l'avevo ben chiara in mente, come il viso di una pur sona, con le sue rughe. La vedevo. Rivedevo le sue montagne, l« sue pianure, nel colmo dell'estate, quando tornavo in aereo, la chiusura dell'università, e non era piovuto da mesi e mesi. La mia amica aveva viaggiato, era stata in Grecia, ma non patevo fare riferimenti, non 'ostante una mia vecchia idea di raccontare il mito di Oreste ambientandolo in Sardegna, immaginando tra le mie montagne la grande tomba di Agamenno, Klettra si reca segretamente.
Siccome era notte e c'era la luna (eravamo fuori di Porta a Lw.ca) dissi atta mia amica:
« Immagina di essere nella Luna, immagina un paese così, completamente diverso, arido come la luna, ma che però ha un'altra faccia che gli uomini non hanno mai visto. Lì, contrariamente a quel che si crede, c'è un poco di acqua, quanto basta a certe piante che resistono olla siccità... ».
E continuai nella favola, perché la metafora era comoda: un mondo preistorico ancor vivo, coesistente con le forme moderne della civiltà, come la Luna, frammento che testimonia di una fase trascorsa del sistema solare, continua a seguirlo nel suo viaggio attraverso gli spazi, tuttora presente e operante in esso. Un altro senso del tempo, un ritmo diverso.
Giuseppe Dessì - Le due facce della Sardegna