domenica 24 gennaio 2016

E, nell’isolamento, si diviene estranei a se stessi e agli altri


Udivo come non avessi orecchi.
Ma una parola viva
fino a me venne dalla vita:
compresi allora di udire.
Vedevo come se i miei occhi
a un altro appartenessero, finché
venne qualcosa – e so che fu la luce,
perché perfettamente li appagava.
Vivevo come se io non vi fossi,
vi fosse solo il mio corpo,
finché una forza mi scoperse
e rimise al suo posto la mia essenza.
Si rivolse lo spirito alla polvere:
“Tu mi conosci, vecchia amica’.
E il tempo uscì per dare la notizia
ed incontrò l´eternità.

Emily Dickinson
Nella tendenza al dilagare di una solitudine svuotata di interiorità, di una condizione di vita amputata e inaridita quale è quella dell’isolamento, riconoscerei uno dei pensieri dominanti della società di oggi: divorata dall’individualismo e dalla separatezza, dalla negazione del dialogo e della comunicazione autentica, dal silenzio ghiacciato del cuore.
 
Quando questo avviene, certo, non ci è più possibile realizzare il nostro destino: quello di essere in relazione, in dialogo e in comunione, gli uni con gli altri.
 
E, nell’isolamento, si diviene estranei a se stessi e agli altri: non si riconoscono più i nostri volti, e nemmeno quelli degli altri, finendo con l’essere, in qualche modo, stranieri non solo in patria ma in famiglia.

Eugenio Borgna La solitudine dell'anima


di Eugenio Borgna vedi anche gli estratti dei libri:
La fragilità che è in noi link esterno
Parlarsi link esterno

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