domenica 19 aprile 2015

l’invenzione del passato

il passato

Volevo leggere una pagina... diciamo, di questa idea del passato. All’inizio di Filologia dell’anfibio c’è una “Giustificazione”, come usava nei saggi di una volta, che recita:
Ci sono persone per le quali il passato è la sola dimensione reale. Per queste persone vivere significa essenzialmente aggiornare il proprio passato; di tale aggiornamento essi hanno coscienza discontinua, apparendo loro talvolta come conservazione, talvolta invece come perdita. È in simili momenti di lutto che queste persone, inorridite dal dilapidante cangiare della vita, chiedono soccorso alla letteratura
Michele Mari
In questo caso la scrittura, dunque, anziché ricostruire una presenza – un dato oggettivo, una verità –, cancella un’esperienza dolorosa, la imbalsama e così la oggettivizza; archiviandola l’esclude dal circuito delle proprie sensazioni primarie. La filologia, anziché ricostruire un dato, circoscrive una lacuna. Forse come succede in quel salto nell’iperspazio intuitivo che i filologi chiamano divinatio: quando di fronte a un elemento che non torna patiscono l’esperienza dell’arbitrio. È allora che interviene la scrittura, cioè l’immaginazione – cioè appunto l’invenzione del passato. La nostalgia

Andrea Cortellessa

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

home