lunedì 26 giugno 2017

ti amo

Julio Cortazar
Cerco la tua somma, il bordo della coppa
dove il vino è anche la luna e lo specchio,
cerco questa linea che fa tremare un uomo in una galleria di museo.
Per di più ti amo, e fa tempo e freddo.

Ti amo
 
Ti amo per ciglia, per capello, t’impugno in candidi
androni dove non s’avventurano i giochi della luce,
questiono ogni tuo nome, ti strappo con premura di cicatrice,
ti immergo nei capelli ceneri di lampo
e nastri addormentati dalla pioggia.
Non voglio che tu abbia una forma, che tu sia
scrupolosamente ciò che arriva dopo la tua mano,
perché l’acqua, considera l’acqua, e i leoni
si sciolgono nello zucchero della fiaba
e i gesti, quella architettura del nulla,
accendono le loro lampade a metà di ogni incontro.
Il mattino è la lavagna nella quale t’invento e ti disegno,
pronto a cancellarti, no, non sei così, nemmeno
sono tuoi quei capelli lisci, quel sorriso.
Cerco la tua cifra, il bordo della coppa dove il vino
è al contempo sia luna che specchio,
cerco quella linea che fa tremare un uomo
in una galleria di museo.
E poi ti amo, e fa tempo e freddo.
*****
Amo ogni tuo ciglio, ogni tuo capello, ti combatto in candidi corridoi
dove si giocano le fonti della luce,
ti discuto in ogni nome, ti strappo con delicatezza di cicatrice,
a poco a poco ti metto nei capelli cenere di lampo e nastri
assopiti nella pioggia.
 
Non voglio che tu abbia una forma, che tu sia esattamente
quello che viene dietro la tua mano,
perché l’acqua, pensa all’acqua, e ai leoni quando si
sciolgono nello zucchero della fiaba,
e ai gesti, architettura del nulla,
le loro lampade accese a metà dell’incontro.
 
Ogni domani è l’ardesia su cui ti invento e ti disegno,
pronto a cancellarti, non sei così, neppure con quei capelli lisci,
quel sorriso.
 
Cerco la tua somma, il bordo del bicchiere in cui il vino si fa
luna e specchio,
cerco quella linea che fa tremare un uomo
nella sala di un museo.
 
E poi ti voglio bene, nel tempo e nel freddo.
*****
Te amo por ceja, por cabello, te debato en corredores
blanquísimos donde se juegan las fuentes de la luz,
te discuto a cada nombre, te arranco con delicadeza de cicatriz,
voy poniéndote en el pelo cenizas de relámpago y cintas
que dormían en la lluvia.
No quiero que tengas una forma, que seas precisamente
lo que viene detrás de tu mano,
porque el agua, considera el agua, y los leones cuando
se disuelven en el azúcar de la fábula,
y los gestos, esa arquitectura de la nada,
encendiendo sus lámparas a mitad del encuentro.
Todo mañana es la pizarra donde te invento y te dibujo,
pronto a borrarte, así no eres, ni tampoco con ese pelo
lacio, esa sonrisa.
Busco tu suma, el borde de la copa donde el vino es
también la luna y el espejo,
busco esa línea que hace temblar a un hombre
en una galería de museo.
 
Además te quiero, y hace tiempo y frío.

Julio Cortazar


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