Ora anche il sogno tace.
È nuda anche la quercia,
Ma abbarbicata sempre al suo macigno.
È nuda anche la quercia,
Ma abbarbicata sempre al suo macigno.
Le stagioni
1
O leggiadri e giulivi coloriti
Che la struggente calma alleva,
E addolcirà,
Dall’astro desioso adorni,
Torniti da soavità,
O seni appena germogliati,
Già sospirosi,
Colmi e trepidi alle furtive mire,
V’ho
Adocchiati.
Iridi libere
Sulla tua strada alata
L’arcano dialogo scandivano.
È mutevole il vento,
Illusa adolescenza.
2
Eccoti domita e turbata.
È già oscura e fonda
L’ora d’estate che disanima.
Già verso un’alta, lucida
Sepoltura, si salpa.
Dal notturno meriggio,
Ormai soli, oscillando stanchi,
Invocano i ricordi:
Non ordirò le tue malinconie,
Ma sul fosso lunare sull’altura
L’ombra si desterà.
E in sul declivio dell’aurora
La suprema veemenza
Dell’ardore coronerà
Piú calmo, memorando e tenero,
La chioma docile e sonora
E di freschezza dorerà
La terra tormentata.
3
Indi passò sulla fronte dell’anno
Un ultimo rossore.
E lontanissimo un giovane coro
S’udí:
Nell’acqua garrula
Vidi riflesso uno stormo di tortore
Allo stellato grigiore s’unirono.
Quella fu l’ora piú demente
4
Ora anche il sogno tace.
È nuda anche la quercia,
Ma abbarbicata sempre al suo macigno.
Giuseppe Ungaretti
1
O leggiadri e giulivi coloriti
Che la struggente calma alleva,
E addolcirà,
Dall’astro desioso adorni,
Torniti da soavità,
O seni appena germogliati,
Già sospirosi,
Colmi e trepidi alle furtive mire,
V’ho
Adocchiati.
Iridi libere
Sulla tua strada alata
L’arcano dialogo scandivano.
È mutevole il vento,
Illusa adolescenza.
2
Eccoti domita e turbata.
È già oscura e fonda
L’ora d’estate che disanima.
Già verso un’alta, lucida
Sepoltura, si salpa.
Dal notturno meriggio,
Ormai soli, oscillando stanchi,
Invocano i ricordi:
Non ordirò le tue malinconie,
Ma sul fosso lunare sull’altura
L’ombra si desterà.
E in sul declivio dell’aurora
La suprema veemenza
Dell’ardore coronerà
Piú calmo, memorando e tenero,
La chioma docile e sonora
E di freschezza dorerà
La terra tormentata.
3
Indi passò sulla fronte dell’anno
Un ultimo rossore.
E lontanissimo un giovane coro
S’udí:
Nell’acqua garrula
Vidi riflesso uno stormo di tortore
Allo stellato grigiore s’unirono.
Quella fu l’ora piú demente
4
Ora anche il sogno tace.
È nuda anche la quercia,
Ma abbarbicata sempre al suo macigno.
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