lunedì 23 febbraio 2015

Le stagioni


Ora anche il sogno tace.

È nuda anche la quercia,
Ma abbarbicata sempre al suo macigno.

Le stagioni

       1
O leggiadri e giulivi coloriti
Che la struggente calma alleva,
E addolcirà,
Dall’astro desioso adorni,
Torniti da soavità,
O seni appena germogliati,
Già sospirosi,
Colmi e trepidi alle furtive mire,
V’ho
Adocchiati.

Iridi libere
Sulla tua strada alata 
L’arcano dialogo scandivano.

È mutevole il vento,
Illusa adolescenza.


        2
Eccoti domita e turbata.

È già oscura e fonda
L’ora d’estate che disanima.

Già verso un’alta, lucida
Sepoltura, si salpa.

Dal notturno meriggio,
Ormai soli, oscillando stanchi,

Invocano i ricordi:

Non ordirò le tue malinconie, 
Ma sul fosso lunare sull’altura  
L’ombra si desterà.

E in sul declivio dell’aurora 
La suprema veemenza 
Dell’ardore coronerà
Piú calmo, memorando e tenero,  
La chioma docile e sonora 
E di freschezza dorerà 
La terra tormentata.


        3
Indi passò sulla fronte dell’anno
Un ultimo rossore.

E lontanissimo un giovane coro
S’udí:

Nell’acqua garrula
Vidi riflesso uno stormo di tortore 
Allo stellato grigiore s’unirono.

Quella fu l’ora piú demente


       4
Ora anche il sogno tace.

È nuda anche la quercia,
Ma abbarbicata sempre al suo macigno.

Giuseppe Ungaretti

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