sabato 2 maggio 2015

le ferite dell'infanzia: rassegnarsi o sfidarle?

Le ferite dell'infanzia

Anche i genitori più affettuosi sono, infatti, irresistibilmente portati a frenare e a reprimere l'eros del bambino: sia nel suo aspetto più intellettuale, mostrando insofferenza verso i suoi troppi perchè? sia nel suo aspetto sensuale, cioè quelle scoperte che vuole compiere attraverso il proprio corpo e il corpo degli altri, e che i genitori gli vietano dicendo che sono "cose brutte"
 
Difficile dire che cosa sia più doloroso per i piccoli, quando subiscono quella costrizione: se l'impedimento al desiderio di conoscenza e di piaceri - che, essendo tanto vasto, è tanto più doloroso da reprimere - oppure l'incapacità degli adulti di spiegare perchè precisamente impedire. Perchè se è un godimento? Perchè, se è una scoperta?
 
Un danno gravissimo è determinato dal fatto che non siano soltanto quegli episodi dolorosi a venire oscurati, ma anche ciò che è stato menomato - cioè il desiderio, la gioia della conoscenza, la fiducia nella propria capacità di scoprire il mondo e se stessi
 
Lì nell'"inconscio", d'altronde, le ferite non guariscono: un grave turbamento si può superare soltanto se chi l'ha provato lo esamina e lo comprende, e nel farlo cresce, diventando sufficientemente forte da non lasciarsene sgomentare; ciò non può accadere se il turbamento viene precluso all'attenzione della mente cosciente, e buona parte della sua attenzione deve rimanere ferma, a fargli la guardia. Così quei blocchi imposti all'eros continuano a produrre sofferenza, emorragie di energia, senza che chi ne è stato bloccato ci possa più fare nulla. A questa dinamica si dà in psicologia il nome di trauma.
 
Ma quelle ferite d'infanzia non vengono annientate dalla loro rimozione a opera della mente cosciente. E, oltre a intralciare la nostra esistenza sotto forma di fardelli oscuri di amarezza, ci pongono continuamente una scelta: se rassegnarci ad esse o sfidarle.
 
Così, i traumi da frsutrazione dell'eros bambino ci terranno lontani dall'irrazionalità di quel desiderio erotico di conoscenza e di piacere, che ci alimentava fin verso i tre o quattro anni, e dunque dei perche? e dal pensiero, e, - inevitabilmente anche dalla nostalgia... di quella apertura al divino, a cui il desiderio della conoscenza conduce.
 
Chi si rassegna ai traumi erotici....se amerà, amerà d'amore-amor o d'amore-love, e gli sembrerà sufficiente.
 
In compenso i suoi traumi lo lasceranno relativamente in pace, riemergeranno soltanto nei sogni - che è facile dimenticare al mattino.
 
Sfidare i traumi, invece, è affrontare ancora una volta il dolore che avevano prodotto.
 
In genere avviene così: una volta "dimenticato" un trauma, ha inizio il tormentoso sforzo di non accorgersi che in realtà non lo si è dimenticato affatto. La mente cosciente deve rimpicciolirsi, rinunciando ad alcuni settori del suo orizzonte; ma, per quanto doloroso possa essere volgersi di nuovo verso quei settori negati, a lungo andare lo diventa altrettanto la contrazione che la mente si è imposta: quando la sofferenza prodotta da tale contrazione comincia a risultare più intollerabile di quella racchiusa nella ferita "dimenticata", la mente organizza pazientemente, e tra mille cautele, la riscoperta di quest'ultima - orientando le proprie scelte, i propri desideri, le relazioni con altre persone in modo da produrre situazioni simili a quell'episodio doloroso. Il suo intento è di averlo di nuovo davanti a sè, così da poterlo affrontare - e da potersene difendere, invece di subirne lo strazio nell'"inconscio".
 
Ma si rivela un pessimo affare: dinanzi a questo replicarsi ci riscopriamo vulnerabili e inetti come lo eravamo stati la prima volta; riscopriamo e replichiamo, insieme a essi, anche la sconfitta subita allora - tanto da farci credere vittime non delle conseguenze di una ferita dell'infanzia, ma di un destino avverso.

Igor Sibaldi - Eros e Amore

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