Inoltre non si
deve confondere l’ambiguità con la pratica del dubbio: in ogni situazione in
cui si è chiamati a fare una scelta non è sempre facile decidere in che
direzione andare; mentre restare in una situazione confusa, ambigua, senza
nessuno sforzo di ricerca è una forma di rassegnazione, di falsa quiete…
Giovanna Corchia
Giovanna Corchia
Essere ambigui significa evitare il conflitto, i sensi di colpa, la fatica della coerenza, lasciando convivere dentro di sé identità molteplici.
È un dissimulare lieve, al limite tra conscio ed inconscio nel quale l’inganno viene fatto anche a se stessi.
Ecco, io non voglio più accettare in me queste ambiguità. Voglio arrivare ad avere gli strumenti per accorgermene, per non nascondermi dietro al dito del “sì, però…” Posso lavorare sul “faticoso processo interiore” che serve a “rinunciare alle illusioni consolatorie, abbattere le difese della negazione e dell’autoinganno.”
Farà male? Probabilmente sì… non importa. Quasi sempre la verità è dolorosa. Però come posso chiedere trasparenza se sono la prima a non offrirla?
L'ambiguità… leggendo Simona Argentieri
Giovanna Corchia
Nasciamo con un amore innato per la verità, ma siamo
pronti a liberarcene non appena ci sia d’impaccio.
Roger Money-Kyrle
- Cosa dice la tua coscienza?
- Ne ho diverse: sono indeciso
su quale mi conviene usare.
Altan
Così mi capita
spesso di osservare le tante contraddizioni che ci caratterizzano, le zone
d’ombra che impediscono di veder chiaro, vere e proprie situazioni ambigue
che hanno motivazioni diverse: a volte motivi d’insicurezza, il divario che
esiste tra il dire e il fare, una forma di autodifesa o di autogiustificazione
delle proprie debolezze ma senza la volontà espressa dell’inganno; molte
altre, invece, per malafede, per raggiungere scopi in modo subdolo, cinico,
pronti a liberarcene non appena ci sia d’impaccio.
Roger Money-Kyrle
- Cosa dice la tua coscienza?
- Ne ho diverse: sono indeciso
su quale mi conviene usare.
Altan
Giovanna Corchia
Essere ambigui significa evitare il conflitto, i sensi di colpa, la fatica della coerenza, lasciando convivere dentro di sé identità molteplici.
È un dissimulare lieve, al limite tra conscio ed inconscio nel quale l’inganno viene fatto anche a se stessi.
Ecco, io non voglio più accettare in me queste ambiguità. Voglio arrivare ad avere gli strumenti per accorgermene, per non nascondermi dietro al dito del “sì, però…” Posso lavorare sul “faticoso processo interiore” che serve a “rinunciare alle illusioni consolatorie, abbattere le difese della negazione e dell’autoinganno.”
Farà male? Probabilmente sì… non importa. Quasi sempre la verità è dolorosa. Però come posso chiedere trasparenza se sono la prima a non offrirla?
L'ambiguità… leggendo Simona Argentieri