Occhi e anima
"Il volto è l'immagine dell'anima, gli occhi ne sono lo specchio": proverbiale è divenuta questa frase di Marco Tullio Cicerone, dal "De oratore". C'è un legame tra questi organi gemelli ed unitari che costituiscono il senso della vista e l'anima, la parte più intima di noi, indefinibile perché definibile in troppi modi.
Sono dunque una porta verso il mondo interiore? Sono un'espressione esterna di quel che c'è dentro? Gli antichi ne erano convinti. L'evangelista Matteo (6,22-23) scrive: "L'occhio è la lucerna del corpo. Se dunque il tuo occhio è limpido, tutto il tuo corpo sarà illuminato. Ma se il tuo occhio è torbido, tutto il tuo corpo sarà tenebroso". Quella luce non è altro che l'anima: se è corrotta, uscirà tremola e fumosa, se è pura sarà un bagliore accecante.
Publilio Siro ne determina la connessione, dando però all'anima il compito di governare, di amministrare: "Gli occhi sono ciechi, quando l'anima si occupa di altre cose". Sembra di vederla quella persona svagata, magari innamorata, persa nei suoi pensieri, nelle sue elucubrazioni, smarrita nella rincorsa dei sogni: gli occhi sono aperti, ma nulla vedono, come un cieco.
Perché, ancora secondo Cicerone, "L'anima vede e sente". Certamente devono essere gli occhi il tramite con cui essa vede, e si ritorna così all'assioma del "De oratore". Va oltre Cicerone invece Francesco Petrarca: "Anima che diverse cose tante / vedi, odi, leggi e... pensi". Ecco che l'anima assume il suo ruolo di motore del corpo, di guida, come se il corpo fosse uno di quei robot dei cartoni animati giapponesi degli Anni '80 e l'anima il ragazzo seduto nella cabina dei comandi...
articolo tratto dal Blog Il canto delle sirene
articolo tratto dal Blog Il canto delle sirene