venerdì 27 maggio 2016

Perché ho scritto io sono vivo

Enrique Lihn

PERCHÉ HO SCRITTO
 
Capita che forse, in un anno di calma, 
pensi: la poesia a questo mi è servita: 
non ho potuto essere felice, quello mi fu negato, 
però ho scritto.

Ho scritto: fui la vittima 
della mendicità e dell’orgoglio mischiati 
e giustiziai anche qualche lettore; 
stesi la mano in porte che mai, mai ho visto; 
una ragazza cadde, in un altro mondo, ai miei piedi.

Però ho scritto: avevo questa rara certezza, 
l’illusione di tenere il mondo tra le mani 
— che illusione perfetta! come un cristo barocco 
con tutta la sua inutile crudeltà — 
Ho scritto, la mia scrittura fu come erbaccia 
di fiori azzimi, pur sempre fiori, 
il pane quotidiano di terre incolte: 
una corazza di spine e radici

Dalla vita ho preso tutte queste parole 
come un bambino orpello, ciottoli vicino al fiume: 
cose magiche, perfettamente inutili 
però continuano a rinnovare il loro incanto.

La specie di follia per cui un vecchio 
vola dietro le colombe imitandole 
mi fu data per servire a qualcosa. 
Mi condannai scrivendo così che tutti dubiteranno 
della mia vita reale, 
(giorni della mia scrittura, terreno straniero). 
Tutti quelli che servirono e quelli che furono serviti 
dico che passeranno perché ho scritto 
e farlo significa lavorare con la morte 
gomito a gomito, rubarle tanti segreti. 
Alla sorgente il fiume è una vena d’acqua 
- lì, per un momento, nemmeno, su questa altura - 
poi, alla fine, un mare che nulla vede 
di quanti stanno nuotando sbracciandosi nella vita. 
Perché ho scritto sono stato l’odio imbarazzante, 
ma il mare forma parte della mia stessa scrittura: 
linea dell’onda dove un verso diventa schiuma 
e posso reiterare la poesia.

Ero ammalato, senza posto per i dubbi 
e non solo di insonnia, 
anche di idee fisse che mi facevano leggere 
con oscena attenzione tanti psicologi, 
però ho scritto e il crimine fu minore, 
l’ho scontato verso a verso fino a scriverlo, 
perché tra la parola che si adatta e l’abisso 
sorge un po’ di oscura intelligenza 
e a questa luce molti mostri non sono giustiziati.

Perché ho scritto non rimasi nella casa della carnefice 
né mi lasciai portare dall’amore di Dio 
né accettai che gli uomini fossero dei 
né mi feci desiderare come scrittore 
né la povertà mi parve atroce 
né il potere una cosa desiderabile 
né mi lavai né mi sporcai le mani 
né furono vergini le mie migliori amiche 
né presi per amico un fariseo 
né malgrado la collera 
volli sbaragliare il mio nemico.

Però ho scritto e muoio per conto mio, 
perché ho scritto, perché ho scritto io sono vivo.


Enrique Lihn

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