
Io lo so perché a volte si fraintende
— Dani_ora (@_Ironica_1) 27 agosto 2016
Non ci si guarda negli occhi#TiSpiegoTwENonSolo
Io lo so perché a volte si fraintende
— Dani_ora (@_Ironica_1) 27 agosto 2016
Non ci si guarda negli occhi#TiSpiegoTwENonSolo
Un scelse d'apparirmi. Chi lo direbbe che a disegnarci vivi basta un'ombra il fuori che filtrava chi direbbe che fu un capillare pulsante a forma di ramo a rapirmi in questa storia.Silvia Bre
Giro la porta e apro la chiave se metto in ordine questa mia frase entro in casa e mangio la torta non torno bambina ma sono risorta.Manuela Dago
Non sarà un’avventura non può essere soltanto una primavera questo amore non è una stella che al mattino se ne va Oh no no no no no no Non sarà un’avventura questo amore è fatto solo di poesia tu sei mia tu sei mia fino a quando gli occhi miei avran luce per guardare gli occhi tuoi Innamorato sempre di più in fondo all’anima per sempre tu perché non è una promessa ma è quel che sarà domani e sempre sempre vivrà, sempre vivrà, sempre vivrà, sempre vivrà. No! Non sarà un’avventura un’avventura non è un fuoco che col vento può morire ma vivrà quanto il mondo fino a quando gli occhi miei avran luce per guardare gli occhi tuoi. Innamorato sempre di più in fondo all’anima per sempre tu perché non è una promessa ma è quel che sarà domani e sempre sempre vivrà, Perché io sono innamorato sempre di più in fondo all’anima ci sei per sempre tu…
No potranno dimenticare il sorriso con cui ti concedi gentile le tue labbra calde e appassionate che ti fanno volare e morire di piacere e sentire unico l'eletto. Ma forse è solo un sogno una finzione uno scherzo dell'immaginazione. Un caso, una fortunata coincidenza. Lungo la ferrovia, un giorno non ci sarà campo un muro si alzerà inesorabile; i tuoi messaggi resteranno in sala di attesa ben altre emozioni occuperanno il suo campo. Confuso e ignaro ti pioverà addosso la fine come un tramonto tropicale Juan Pedroso
amore, raccogli i tuoi occhi da terra e le labbra e le unghie spezzate sul letto e i capelli rappresi nei tubi e le ciglia stampate sui vetri e i capezzoli appesi al soffitto e poi vattene. Amore che ormai non sei più amore, rimetti in valigia le ossa e i mazzetti di vene indurite nei vasi e la pelle seccata in giardino e le fiale di sangue e di acido lattico rimaste in cantina e poi vattene. Amore che ormai non sei più amore, rimuovi dai muri gli odori e i silenzi e i disegni rupestri e gli aloni lasciati dai fuochi e le brecce scavate dai pugni e le scie di messaggi da codificare e poi vattene. Amore che ormai non sei più amore, dimentica in fretta le dediche i versi e i poemi che ti ho sussurrato e i bisbigli per farti dormire e gli sguardi di primo mattino e i respiri fissati ai cuscini e poi vattene. Amore che ormai non sei più amore, consegna al portiere le chiavi e i lucchetti e le mute di cani da guardia e le grida nel sonno e le fughe notturne sui tetti e le lotte estenuanti col buio e coi morti e poi vattene. Amore che ormai non sei più amore, saluta se riesci le lune in cortile e le luci riflesse sui volti e le foglie cadute sui polsi e le ombre cresciute nell'erba e le orme scomparse e le veglie e poi vattene. Amore che ormai non sei più amore, disperdi le nebbie in cui ti ho costretto e le piogge in cui ti ho raccolto e le eclissi da cui ti ho soccorso e il tuo tempo che più non possiedo e il tuo nome che già non conosco e poi vattene. Amore che ormai non sei più amore, trasformati in terra salina che essicca e corteccia che brucia in estate e scogliera che frana e travolge e materia che muta e si svuota e scompare nel nulla e poi muoviti e vattene. Amore che ormai non sei più amore, ti chiedo di dirmi se ancora sospiri e cammini in punta di piedi e se perdi parole e se sanguini sempre nei mesi più cupi e ricordi che tempo faceva qual giorno. Amore che ormai non sei più, rispondi – se puoi – poi voltati, vattene.Luigi Nacci
I paint self-portraits because I am so often alone, because I am the person I know best.#FridaKahlo#SundayBlues pic.twitter.com/JmRImuiXxR
— Shahrzad (@love4Rumi) 28 agosto 2016
Il futuro E so molto bene che non ci sarai. Non ci sarai nella strada, non nel mormorio che sgorga di notte dai pali che la illuminano, neppure nel gesto di scegliere il menù, o nel sorriso che alleggerisce il “tutto completo” delle sotterranee, nei libri prestati e nell'arrivederci a domani. Nei miei sogni non ci sarai, nel destino originale delle parole, né ci sarai in un numero di telefono o nel colore di un paio di guanti, di una blusa. Mi infurierò, amor mio, e non sarà per te, e non per te comprerò dolci, all’angolo della strada mi fermerò, a quell'angolo a cui non svolterai, e dirò le parole che si dicono e mangerò le cose che si mangiano e sognerò i sogni che si sognano e so molto bene che non ci sarai, né qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo, né la fuori, in quel fiume di strade e di ponti. Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo, e quando ti penserò, penserò un pensiero che oscuramente cerca di ricordarsi di te.
Sono tornata Tornare la Bambina Ragazza Donna che canta per strada O sorride senza ragione Sono tornata
Tutta questa fretta...
— Dani_ora (@_Ironica_1) 26 agosto 2016
Le pause valore aggiunto nei rapporti umani
Poteva accadere. Doveva accadere. È accaduto prima. Dopo. Più vicino. Più lontano. È accaduto non a te. Ti sei salvato perché eri il primo. Ti sei salvato perché eri l’ultimo. Perché da solo. Perché la gente. Perché a sinistra. Perché a destra. Perché la pioggia. Perché un’ombra. Perché splendeva il sole. Per fortuna là c’era un bosco. Per fortuna non c’erano alberi. Per fortuna una rotaia, un gancio, una trave, un freno, un telaio, una curva, un millimetro, un secondo. Per fortuna sull’acqua galleggiava un rasoio. In seguito a, poiché, eppure, malgrado. Che sarebbe accaduto se una mano, una gamba, a un passo, a un pelo da una coincidenza. Dunque ci sei? Dritto dall’attimo ancora socchiuso? La rete aveva solo un buco, e tu proprio da lì? Non c’è fine al mio stupore, al mio tacerlo. Ascolta come mi batte forte il tuo cuore.Wislawa Szymborska
PURIFICAMI Felici coloro che lasciarono se stessi. Colette È vero, qualche volta cerco di ribellarmi, di privarmi e spogliarmi di te. E ti sogno, il vestito che scivola, afflosciandosi in terra le pieghe innumerevoli, e ti nego. Le tue foto abbandonano le angoliere intarsiate, il vetro delle cornici, e il tuo nome s’infrange, io dimentico che era maggio, le Pleiadi, il fiore somigliante al crisantemo. Non credo più che esista la quinta di Ciaicowski, però ricorro a te. Alla fine, ricorro sempre a te, al tuo silenzio schivo di fronte alla meraviglia, ai riccioli pazienti iridantisi al sole, quando stringevi papaveri e volevi essere santa, alla desolazione, opale torbido, e alla caparbietà di non mostrarlo mai. Volontà educata a conservare, affinché dal tuo volto non un cenno di te trasparisse, a non aprire il cuore su fogli silenziosi o sulla stoffa viola dei confessionali. A non versarlo in lacrime. Come ti controllavi per celare paure o sventure; il disastro e la colpa disdegnati, lo stupore nascosto. Bambina mia ferita e mai, mai dolce, facevi tesoro di maschere, metafore, ingenui simulacri di armatura o esorcismo e non mi immaginavi erede o alunna. Non so vivere, io, senza imitarti. appaghi in te, né ricordo che in fondo non parli di te, né esperienza che io non confronti con te, regina della cautela e dell’enigma. Però è tanto il riserbo che non so più il nome delle cose né di questo sentimento, dolce e impetuoso, forse doloroso e disperato, che mi ha sopraffatta. Nell’ignorarlo è la mia vanagloria, sono la mia prudenza e l’obbedienza. Bambina mia, mia tiranna, guardandoti io so che è tutto inutile e che ti rassomiglio, che per mia volontà resto in te, prigioniera. La mia memoria è carcere, tu il mio marchio mio orgoglio, io solo esecutrice delle tue volontà, bocca divulgatrice che segue i tuoi precetti, infanzia, patria mia, bambina mia, ricordo. Traduzione di Francesco Dalessandro Ana Rossetti
La medaglia Se riuscissimo A dare senza credere nel rovescio Come la moneta che lanci per aria... Non sai qual'è la faccia che ti capiterà Un po ci credi che sia la faccia giusta Un po pensi che magari non sei fortunata E invece poi La faccia è sempre quella che la vita ti destina