mercoledì 24 agosto 2016

«Allora devi essere punita, vero?»

Ann Owen

Guy portò le sedie davanti a lei, disponendole una contrapposta all’altra, con gli schienali che si toccavano alla sommità. Batté la mano sulla sedia più vicina a lei. «Sali qui con le ginocchia, piccola spudorata.»
 
Jane si mosse goffamente, il vestito che le impediva di essere agile, ben conscia della vagina bagnata, del ventre fremente. Tremando di aspettativa e timore, salì sulla sedia come il suo padrone le aveva ordinato, con le ginocchia sulla seduta, poggiando le mani alla sommità dello schienale.
 
Guy si portò alle sue spalle, spostandole di lato i capelli sfuggiti dalla crocchia, poi si chinò verso di lei e posò la bocca sul suo orecchio. «La mia svergognata, ingorda Jane» le sussurrò, riempiendola di brividi per il suo respiro caldo e profumato di menta. «Avevi tanta voglia di succhiarmelo, non è vero?»
 
«Sì…»
 
Guy lasciò scivolare la mano sul suo sedere, e lei trattenne un sospiro di desiderio. «Ma quello è un premio che ci si deve meritare… tu te l’eri meritato?» La mano scese fino all’orlo della gonna e cominciò a sollevargliela. «Ti avevo dato il permesso?»
 
«N…no.» Jane lo aiutò a scoprirla, alzando prima un ginocchio, poi l’altro. La sua sollecitudine era imbarazzante, e se ne sarebbe vergognata, ripensandoci a mente fredda. Ma ora no. Ora aveva bisogno che lui la toccasse, o anche soltanto che la guardasse, con la gonna sollevata a mostrargli l’umido desiderio che le colava tra le gambe.
 
Le mani di Guy si posarono sulle sue natiche. «Allora devi essere punita, vero?»
 
«Sì…»
 
Con una mano, Guy le abbassò le mutande, sfiorandole la vulva con le dita. Ridacchiò. «Dio, sei tutta bagnata…» Jane gemette. Lui la sfiorava appena, acuendo il suo desiderio.
 
«Ti prego» mormorò, spingendo il pube verso la sua mano. «Ti prego, Guy…»
 
«Oh, no.» Lui rise, perfido. «Devi prima mostrarmi quanto sei pentita. Chinati in avanti e appoggia le mani sull’altra seduta, da brava.»
 
Lei deglutì. Sporgendosi in avanti, con l’ombelico che toccava la sommità delle spalliere unite, si mise a quattro zampe tra le due sedie, con il sedere nudo al livello del pene di lui. E quello che desiderava di più era averlo dentro di sé… anche in quel modo, se non poteva spingerlo a prenderla nell’altro.
 
«Quando mi fai godere nella tua bocca, Jane… le brave bambine non lo fanno, lo sai?…»
Schiava per vendetta
     Ann Owen

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