Era ancora troppo giovane per sapere che la memoria del cuore elimina i brutti ricordi e magnifica quelli felici, e che grazie a tale artificio riusciamo a tollerare il passato.
sopra lo spazio dove non sei
per vedere se da tanto sforzo sì da tanto sforzo
tu appari sorridendo un’altra volta
Nessun posto è qui o lì
Nessun posto è qui o lì
Ogni luogo è proiettato dall’interno
Ogni luogo è sovrapposto allo spazio
Ora sto creando un punto all’esterno
sto cercando di metterlo qui in alto
sopra lo spazio dove non sei
per vedere se da tanto sforzo sì da tanto sforzo
tu appari sorridendo un’altra volta
Appari qui appari senza timore
e da fuori entra qui
e usa abbastanza forza abbastanza forza
per vedere se appaio ancora se appaio ancora
se riappariamo entrambi tenendoci per mano
nello spazio
dove coincidono
tutti i nostri luoghi
Óscar Hahn
Il poeta cileno Óscar Hahn gioca con lo spazio immaginandosi che l’entità fisica sia in qualche modo manipolabile per poter cancellare le distanze – quella con l’amata assente, in particolare. Se cancelliamo il “qui” e il “lì” allora diventa possibile, anche se l’unica possibile realizzazione è quella indicata nel secondo verso: “Ogni luogo è proiettato dall’interno”, ovvero la psiche e l’immaginazione sono i mezzi per risolvere questo teorema. Il canto delle sirene
[...] è molto raro che due persone desiderino la stessa cosa nello stesso momento della vita.
Si può definire, questo, l’aspetto più difficile della condizione umana.
Ma quando? Dove? Chi ci assicura
che tanta brama domani dura?
Sei così bella questa sera
Sei così bella questa sera
così assurdamente felice
che dovrei osare ora, subito
farti scivolare giù la camicia
larga e bianca attraverso
cui intravedo il tuo seno
e prenderti qui nel giardino,
prenderti sino al primo mattino.
Invece ci siamo appena baciati
e adesso già fuggiamo via
dicendoci solo: ci rivedremo.
Ma quando? Dove? Chi ci assicura
che tanta brama domani dura?
Giuseppe Conte
A volte gli capitava di ricordare quei momenti in cui tratteneva il desiderio, quella smania di sesso.
il loro rapporto era cosi' intenso che avrebbero potuto osare di superare ogni limite. E insieme immaginavano fino a che punto avrebbero osato.
C'è tempo, non abbiamo fretta diceva lui.
Fino a che d'un tratto, improvvisamente, seppe che quel tempo era finito.
Perfino un suo amico, uno che gli voleva bene, una volta scrisse che era impossibile non respingerlo, che lui stesso lo aveva respinto, che qualcosa in lui induceva la gente a respingerlo.
Era successo, ha detto, che a un certo punto – doveva avere dodici o tredici anni – nella sua partecipazione alla vita famigliare si era alterato qualcosa, qualcosa di cosí sottile e impercettibile che non riusciva neppure a dargli un nome. Eppure ricordava benissimo l’attimo in cui era avvenuto il cambiamento, mentre tornava da scuola in uno dei soliti pomeriggi grigi. Stava per attraversare la strada e l’aveva sentito, un improvviso scombussolamento, quasi un senso di rottura. Aveva atteso che passasse, ma no, se l’era portato fino a casa, e quando si era svegliata il mattino dopo era ancora lí.
Non riusciva a dargli un nome, ma da quel giorno si era sentita come una che osserva la vita dall’esterno anziché prendervi parte.
Devo dirti una cosa, con Vladimir non sono mai davvero andata a letto, non ho mai davvero fatto l’amore, sono cose che hanno la loro importanza, o forse no, lui non riusciva a... a penetrarmi, bisogna che tu lo sappia, è qualcosa di tremendamente intimo, ma è la verità, lui si scopava delle sconosciute che prendeva contro un muro o nei cessi di una discoteca ma con me niente, era come un ragazzino imbranato, nel buio vedeva te, mi accarezzava un po’ e poi si innervosiva, si alzava si defilava andava a bere o fumare o a farsi in un angolo e poi tornava, provava a... mettermelo dentro come dite voi e diventava subito molle, si innervosiva un po’ e poi rideva e mi faceva godere con le mani, scusami, trovava delle scuse, l’alcol, la droga o l’inverno, e io ero completamente persa, me ne stavo lì senza fare niente non dovrei raccontarti tutto questo ma bisogna che tu lo sappia. Non voleva, credo, nonostante tutto l’amore che provava per me, per te, non voleva, quindi non pensarci e torna.
Non so quale morale si possa ricavare da questa storia, ha detto Gerard. Potrebbe aver a che fare col fatto di prestare attenzione non a ciò che viene piú naturale ma a ciò che risulta piú difficile. Siamo a tal punto addestrati, ha detto, alla dottrina dell’autoaccettazione che l’idea di non accettare te stesso appare davvero radicale.
Dopo simili esperienze tuttavia non aveva sviluppato un’idea di giustizia vendicativa, piuttosto il contrario. Aveva cercato di potenziare la sua capacità di perdono perché voleva essere libero.
Ho detto che a mio avviso il perdono non fa che renderti piú vulnerabile a ciò che non puoi perdonare.
Francesco d’Assisi, ho aggiunto, era stato disconosciuto dal padre, che l’aveva addirittura trascinato in tribunale esigendo la restituzione dei beni famigliari, che all’epoca ammontavano a poco piú degli abiti che il figlio indossava. Francesco se li era tolti, lí davanti alla corte, e glieli aveva restituiti, e da quel momento aveva vissuto in uno stato che alcuni consideravano d’innocenza e nel quale io invece vedevo un amaro nichilismo.
Un’intuizione cominciò a farsi strada dentro di me, un pensiero in erba, come se un elemento incomprensibile tutt’a un tratto fosse andato a posto.
Abbiamo attraversato la strada ritrovandoci nel cono di luce che proveniva dall’albergo. Ho aperto il cancello e il moderatore mi ha seguita nel giardino inghiaiato. C’era una rampa di ampi gradini di pietra che conduceva alla porta d’ingresso. Mi sono fermata, l’ho ringraziato per avermi riaccompagnata, gli ho girato le spalle e ho salito i gradini.
Lui mi ha seguita; lo sentivo subito dietro di me, un’oscura sagoma di sorvegliante, come un falco che volteggia e s’innalza. Quando mi sono girata di nuovo ha fatto due rapidi passi verso di me. Sembrava che stesse attraversando un qualche elemento insondabile o un baratro.
Il suo corpo ha raggiunto il mio, mi ha spinta contro la porta e mi
ha baciata. Mi ha ficcato in bocca la sua lingua tiepida, spessa; mi ha infilato le mani nella giacca. Il suo corpo snello e duro era piú insistente che forzuto. Sentivo gli abiti morbidi, costosi che indossava, e sotto la sua pelle ardente. Ha scostato per un attimo la faccia dalla mia, onde poter parlare.
– Sembri un’adolescente, – ha detto.
Mi ha baciata a lungo. A parte quel suo commento, nessuno ha detto niente. Non ci sono state spiegazioni né affettuosità. Cominciavo a percepire un che di muffito nei miei vestiti umidi e nei capelli aggrovigliati. Quando infine i nostri corpi si sono separati mi sono fatta piú in là, ho girato il pomo della porta e l’ho aperta di qualche centimetro. Lui è arretrato di un passo; sembrava sogghignasse. In quell’oscurità vibrante era una silhouette riempita di luce bianca.
Fin dall’inizio c’era stato qualcosa tra loro, un’elettricità, sebbene lui fosse sposato e vivesse negli Stati Uniti.
Lei usciva da una storia durata due anni con un partner che, conoscendola abbastanza a fondo, negli ultimi litigi era riuscito a demolire la stima che aveva di sé; si era aggrappata alle attenzioni del fotoreporter come fossero una zattera.
Di quel rapporto non aveva mai neppure immaginato la fine. Ne rammentava l’avvicinarsi, la sensazione di freddo incipiente, come il primo indizio d’inverno, una sconcertante sensazione di illiceità, come se qualcosa si fosse spezzato nei recessi del motore della sua vita. Per molto tempo aveva fatto mostra di non udire, di non sentire, ma ciononostante la sua vita con Marc si era inesorabilmente arenata.
C’era stata un’epoca, ha continuato, in cui la prospettiva di passare una serata da solo l’avrebbe atterrito, anzi, gli sarebbe sembrata cosí spaventosa che pur di scongiurarla sarebbe andato in qualunque posto e avrebbe fatto qualunque cosa. Invece adesso non vedeva l’ora di star solo.
Sono rare le amicizie,
tre o quattro le persone che ci capiscono -
e danno un senso alla nostra vita
e ci ripagano di tutti i dolori e le delusioni
e gli inganni e i tradimenti.
Perciò la fiducia è l'unica ricchezza che abbiamo
e non dobbiamo mai temere di farne uso.
Tu non sai il bene che mi hai fatto
e nessun dono è grande abbastanza per ripagare
la gioia che mi dai
Io tengo stretta nel cuore la tua bellezza
e non mi sento solo.
Il canto delle sirene