domenica 17 aprile 2016

Ora devo prepararti un po’..ma non avere paura, sarò… delicato.

Ann Owen

Con il panciotto e la camicia, in ginocchio dietro di lei, Guy teneva gli occhi fissi alle sue natiche. In mano teneva qualcosa… un piccolo vasetto circolare, che aveva preso dalla tasca.

«Ora devo prepararti un po´» le spiegò a voce malferma, «ma non avere paura, sarò… delicato.» Prese un unguento dal vasetto con due dita e le posò sul suo ano. Era fresco e piacevole; Guy lo spalmò, poi inserì le dita nel suo ano, lubrificandola.
«Guy, cosa…»
«Shhh… va tutto bene…» Le prese le natiche tra i palmi, massaggiandole e separandole. «Meravigliosamente…»
Un dubbio terribile nacque in lei; tenne lo sguardo alto, terrorizzata, e quando sentì, e vide, premere la punta del pene contro il suo ano, fece un gridolino. Lì? Voleva entrare lì? Ma era contro natura e… lui era grande, così grande!…
«No… no, Guy, non voglio!…»
«Rilassati, angelo… e fammi… fammi godere…»

Spinse la larga cappella nel buco, entrando con la punta; la lunghezza del suo pene era fuori, visibile nello specchio. Jane s´irrigidì, aspettando l´affondo, ma lui avanzò poco, accarezzandole le natiche.
«Rilassati» ripeté, e le portò una mano davanti, tra le cosce, titillandole i riccioli bagnati. «Adesso lo facciamo diventare bello, bambina…»

La toccò con ritmo veloce tra le gambe, e dietro si spinse di più, un centimetro alla volta, fino ad arrivare a metà. Era così largo; lei era stretta e Guy la occupava all´inverosimile, si sentiva così piena… piena di lui. Era… non doloroso; fastidioso, sì. Guy cominciò a muoversi, lui…
Era dentro di lei.
Il pene andava avanti e indietro nel buchetto lubrificato. Guy le teneva i fianchi mentre guardava ipnotizzato le sue natiche violate, spingendo più a fondo. Il suo viso risplendeva del piacere maschio di sodomizzarla; e c´era altro, nella sfrontatezza della scena e nelle sensazioni fisiche, che presero Jane alla sprovvista. Il fastidio divenne un ingombrante massaggio, e quando Guy allungò una mano verso i suoi capelli e li strinse nel pugno come fossero redini, il leggero tirare della cute la eccitò assurdamente; la vulva, gonfia di piacere, colò sotto le dita di lui. Jane s´inarcò, ansimando, quella presenza in lei era vergogna, santo cielo, vergogna innaturale, ma Dio, era Guy…
«Che culo divino, Jane… divino…»
La cavalcò in un modo sfacciato mentre lei, con il sedere all´aria e i gomiti in terra, spalancava le gambe per farlo affondare di più. Ma lui non si spinse fino in fondo; e già con metà pene la riempiva totalmente. Il senso di pienezza le fece chiudere gli occhi; era Guy, era dentro di lei, e saperlo le dava una felicità inspiegabile; il membro di lui si muoveva in un ritmo sensuale e possessivo, sfregando tra le sue pareti strette e scivolose. Le sue dita toccavano la fica, affondavano, nuotavano nei suoi umori; suoni bagnati, turgido rigonfiamento all´inizio della vulva, e il ventre di Jane si tese; stava per godere, avvertì il momento meraviglioso crescere in lei, lo pregustò e lo maledisse.
«Oh, Guy…» annaspò, «Guy!…»
Venne copiosamente, con piccole grida strozzate, abbassando il viso e tremando in un orgasmo violento. Quanto degradante fosse quello, non se lo chiese; il calore di Guy le esplose dentro e lei lo accolse con folle emozione; il suo seme la riempì, lui si spinse in fondo a lei per la prima volta, sbattendo le palle contro le sue natiche e occupandola senza pietà, con tutto il suo desiderio, il suo volume e il suo possesso. «Oh sì…» ansimò, stringendole i fianchi, «Dio, sì…»
Lei, fiacca, non volle riaprire gli occhi. Stava bene, mentre le ultime, residue contrazioni le scuotevano il ventre. Se avesse aperto gli occhi, avrebbe visto il proprio viso arrossato di piacere; il volto di una schiava, di una… di una cagna, vero?… che aveva goduto nelle mani del suo padrone.
Il fuoco nel camino scoppiettò. Quanto tempo era passato? Stava tornando in sé. Non voleva tornare in sé.
Quello che era appena successo…
Guy uscì da lei lentamente. «No» le disse con voce roca quando lei accennò a muoversi. «Rimani ferma.»
Respirando piano, indifesa e molle, Jane chinò la fronte sul tappeto. Un liquido caldo le scendeva tra le natiche e le bagnava le cosce. Il seme di lui, misto agli umori del proprio, sconvolgente, orgasmo.
Guy si sedette sul tappeto dietro di lei. Jane aveva ancora il collare al collo; rimase così, a gambe spalancate, e gli lasciò guardare lo spettacolo del suo fondoschiena posseduto e aperto, e dello sperma che, scivolando lentamente sulla sua pelle, la marchiava in modo indelebile.


Schiava per vendetta
     Ann Owen

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