mercoledì 20 luglio 2016

Baciò la sporgenza

Ann Owen

Sollevò il busto, rimanendo in ginocchio davanti a lui. Gli prese la mano e la baciò. Guy rimase immobile. Lei non stava obbedendo a un suo ordine, e il cuore le batteva fortissimo. L’avrebbe respinta?
L’avrebbe obbligata a tornare agli stivali, e leccarli, e lucidarli in quel modo degradante?
Cagna.
E lei l’avrebbe fatto, si rese conto. L’avrebbe fatto persino con piacere, se avesse sentito il suo desiderio. Ma c’era un’ombra sul cuore di Guy; Jane non voleva risparmiarsi un’umiliazione, voleva solo farlo tornare com’era qualche ora prima… qualche minuto prima, quando l’aveva guardata con dolcezza in giardino.
Era stato suo padre a farlo incupire così?
Gli baciò il pugno chiuso. Guy tacque, ma i suoi occhi erano fermi su di lei, il suo corpo rigido.
Spostò la bocca sui suoi calzoni, a lato del rigonfiamento che cominciava a tirare la stoffa. Baciò la sporgenza. Con la mano sinistra, lo accarezzò. La bocca si fece più ingorda, aprendosi e sentendo la forma del pene sotto la stoffa. L’erezione crebbe ancora, la rigidità di Guy si attenuò. Prese a respirare con difficoltà. La saliva gli bagnava i calzoni, e Guy le posò una mano sulla testa. Jane sentì riempirsi il cuore di felicità. Lui non parlava, ma stava accettando il suo regalo… la sua consolazione per qualunque cosa gli avesse spento gli occhi e indurito il cuore.
Cagna.
Gli aprì la patta dei pantaloni, abbassandoglieli. Gli lasciò su le mutande, e lui si portò una mano ai bottoni per slacciarli.
«No» mormorò Jane, fermandogli la mano e alzando gli occhi. «Non ancora.»
Guy la guardò stupito. La piccola Jane gli aveva appena dato un ordine?
Lentamente, sorrise. Ritirò la mano dalle mutande e gliela posò sulla guancia, accarezzandola con il pollice.
«Vuoi farmi implorare, angelo?»
 
Angelo…
Jane deglutì, commossa; non rispose e inclinò il capo per baciargli il palmo, poi lo leccò piano, come una cagnolina, sì, ora andava bene, andava così bene.
Oh, Guy, io ti amo da morire…
Lentamente tornò al cazzo. Svettava dentro il cotone bianco dei mutandoni. Cominciò dalla base; inclinando il capo, allargò le labbra in una pressione laterale. Risalì fino alla punta, in morbidi morsi.
Il desiderio di Guy cresceva a ogni bacio, a ogni leccata. Il suo respiro, i suoi ansimi, le davano potere e coraggio. La stoffa si stava inumidendo, e gemette quando lei gli prese in bocca la cappella.
«Jane…» mormorò. «Jane, così mi fai morire.»
Con una mano lei gli strinse la base, e allontanò il viso. Tirando fuori la lingua, cominciò a leccargli la punta sulla stoffa. Nessuna umiliazione, ma potere, il potere di una donna che ha in pugno un uomo.
Guy contrasse la mano sui suoi capelli. «Succhiamelo, piccola, io… non resisto più.»
Jane portò una mano al bordo delle mutande e le sbottonò. Il cazzo, prima limitato dalla stoffa, si erse davanti a lei.
«Prendilo in bocca, Jane, angelo mio…»
Ma lei scosse la testa. Si rivolse al di sotto del membro, alle palle. Le leccò assaporandone ogni piega; si spinse ancora più dietro, tra lo scroto e l’ano, e Guy si lasciò sfuggire un’oscenità eccitata tra i denti.
Lei aprì la bocca per accogliere il più possibile i suoi testicoli. La lingua, dentro quella calda cavità, si muoveva avvolgente e dolce. Dalla punta del cazzo cominciò a uscire un po’ di liquido preseminale.
«Oh, sì… così, bambina…»
Lei si staccò dai testicoli, e un filo di saliva unì le labbra alla pelle di lui. Leccò l’asta partendo dal basso, e godendo dei suoi gemiti, della sua eccitazione quasi dolorosa, arrivò alla punta del pene. Ci girò intorno con la lingua, mentre Guy le teneva la mano sulla testa. La guardava rapito, e il pensiero le contrasse il basso ventre. Averlo in suo potere la eccitava e, in basso, persino le faceva male. Si fermò a giocare sul frenulo, poi chiuse la bocca sulla cappella, andando avanti e indietro, spingendosi fino a sentirlo in gola.
«Dio, sei… sei splendida, Jane…»
Il pene si contrasse… Guy stava per venire. Jane gli prese la base con la mano, e mosse più veloce la bocca, la lingua che lo assaporava con voluttà.
 
«Succhialo, sì… oh, così, così…»
Venne con densi e potenti fiotti di sperma. Jane lo ingoiò, un po’ ne sfuggì ai lati della bocca. Accompagnò il suo orgasmo fino alla fine, poi fermò la mano, tirò via la bocca.
Lui si poggiò con le spalle al muro, disfatto.
Jane rimase con il capo contro la sua gamba. Con un dito, si ripulì dal seme ai lati della bocca. Soddisfarlo la rendeva felice, non era qualcosa che avrebbe dovuto aborrire? Ma era la sua schiava, e Dio, non voleva essere altro; che il cielo potesse avere pietà di lei e della sua anima. Gli strinse la gamba destra con la mano.
Schiava per vendetta
     Ann Owen

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