Né sottomissione nè consenso, soltanto lo sconcerto del reale che permette giusto di dirsi "cosa mi sta succedendo?" o "è a me che sta succedendo?", se non fosse che un me, un io, in questa circostanza non c'è più, o non è già lo stesso.
C'é soltanto l'Altro, padrone della situazione, dei gesti, del momento successivo, che è l'unico a conoscere.
Poi l'Altro se ne va, hai smesso di piacergli, non ti trova più di suo interesse. Ti abbandona con il reale, ad esempio un paio di mutandine macchiate. Ormai bada soltanto al suo tempo. Resti solo con quella che, di già, è diventata la tua abitudine di ubbidire. Solo in un tempo senza padrone.
Annie Ernaux
Nel romanzo Annie D. cede a H. in cinque minuti, senza corteggiamento, senza resistenza; con grande generosità si concede trascinata da un selvaggio e irrefrenabile desiderio di esperienza.
H. è sempre una mossa avanti, sicuro, spigliato, deciso, la tiene sotto scacco.
Annie D. inconsapevole e inesperta, cerca di recitare ubbidiente il ruolo che le è stato assegnato.
Annie D. è «sempre in ritardo sull'Altro».
l’«assenza a se stessi» propria della «sottomissione», la perdita di controllo e potere, era una delle possibilità, a un certo punto persino volute e ricercate, di questo percorso, dove la consapevolezza è rimossa e cede il posto allo stordimento.
H. è sempre una mossa avanti, sicuro, spigliato, deciso, la tiene sotto scacco.
Annie D. inconsapevole e inesperta, cerca di recitare ubbidiente il ruolo che le è stato assegnato.
Annie D. è «sempre in ritardo sull'Altro».
l’«assenza a se stessi» propria della «sottomissione», la perdita di controllo e potere, era una delle possibilità, a un certo punto persino volute e ricercate, di questo percorso, dove la consapevolezza è rimossa e cede il posto allo stordimento.
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