Francesco Dalessandro
Si dica
che ci amiamo e che l’uno
dell’altra siamo degni.
Microelegie
2.
Finalmente l’amore!
Lo dico a tutti senza
pudore. Perché avrei
più vergogna a nasconderlo.
Se stiamo insieme parlo
a voce alta: che tutti
sappiano quanto l’amo.
La colpa è troppo dolce:
fare finta di niente
e fingermi virtuosa,
come posso? Si dica
che ci amiamo e che l’uno
dell’altra siamo degni.
Francesco Dalessandro
tratto da; Figure d’ombra ( puntoacapo Editrice, Pasturana, Alessandria – aprile 2018)
Finalmente l’amore!
Lo dico a tutti senza
pudore. Perché avrei
più vergogna a nasconderlo.
Se stiamo insieme parlo
a voce alta: che tutti
sappiano quanto l’amo.
La colpa è troppo dolce:
fare finta di niente
e fingermi virtuosa,
come posso? Si dica
che ci amiamo e che l’uno
dell’altra siamo degni.
Francesco Dalessandro
tratto da; Figure d’ombra ( puntoacapo Editrice, Pasturana, Alessandria – aprile 2018)
Una recensione del libro:
Figure d’ombra di Francesco Dalessandro ( puntoacapo Editrice, Pasturana, Alessandria – aprile 2018)
Sembra accompagnare l’autore in una specie di viaggio di ritorno alla fonte di quelle suggestioni e di quelle emozioni che nel corso degli anni hanno alimentato dimensioni e registri, di volta in volta diversi, della sua poesia.
L’itinerario è variegato: tutto vi può accadere, tutto può esservi pretesto. Le “ombre notturne/ specchiate nell’acqua” del Nilo non evocano solo liriche d’amore di un Nuovo Regno egizio; il “vuoto” è “nuovissimo” e le “percettibili tenebre” dell’oggi si ritrovano nell’eterno amore desiderato come un “dolce male” a cui “non c’è rimedio”; elegie sentimentali, micro o macro che siano, coinvolgono il poeta negli inganni di una sposa infedele, “perfida” eppure “cara”, come se il dolore del suo “abbandono” possa portare anche oggi alla morte.
Le riscritture visionarie dei canti antichi, i reperti di vite poetiche perdute nella rinuncia e nell’oblio, le figure rielaborate dal mito nel confronto labile tra passato e presente, danno convenientemente il senso di una consapevolezza matura dell’identità poetica di Dalessandro.
La sua ricerca “classica” non è solo “imitazione” o “condivisione” o “contaminazione” da altri, ma è “sorgente” d’ispirazioni, fatte finalmente scorrere in una successione rigorosa, quasi travagliata, di commozioni metriche. Si potrebbe dire quasi sonore, come le “parole scritte nella tenebra” dall’ombra di Tommaso Campanella, nella “fossa” di sant’Elmo, “presagi, cronaca viva di atti e di pensieri/ vissuti nei sensi, senza saperlo, senza coscienza”. Questo è un libro che dichiara a piena voce la fedeltà dell’autore ai testi con cui entra in contatto, senza porsi limiti di libertà nel predisporsi a una nuova misura della “classicità”. E nella stessa “attualizzazione” di vicende e di narrazioni che arrivano – ombre, appunto – da luoghi inaspettati, elegiaci, storici, ultrasensoriali, la poetica di Dalessandro non perde naturalezza, diventando inesorabilmente strumento in proprio di competizione e di conoscenza.
Onofrio Lopez
Figure d’ombra di Francesco Dalessandro ( puntoacapo Editrice, Pasturana, Alessandria – aprile 2018)
Sembra accompagnare l’autore in una specie di viaggio di ritorno alla fonte di quelle suggestioni e di quelle emozioni che nel corso degli anni hanno alimentato dimensioni e registri, di volta in volta diversi, della sua poesia.
L’itinerario è variegato: tutto vi può accadere, tutto può esservi pretesto. Le “ombre notturne/ specchiate nell’acqua” del Nilo non evocano solo liriche d’amore di un Nuovo Regno egizio; il “vuoto” è “nuovissimo” e le “percettibili tenebre” dell’oggi si ritrovano nell’eterno amore desiderato come un “dolce male” a cui “non c’è rimedio”; elegie sentimentali, micro o macro che siano, coinvolgono il poeta negli inganni di una sposa infedele, “perfida” eppure “cara”, come se il dolore del suo “abbandono” possa portare anche oggi alla morte.
Le riscritture visionarie dei canti antichi, i reperti di vite poetiche perdute nella rinuncia e nell’oblio, le figure rielaborate dal mito nel confronto labile tra passato e presente, danno convenientemente il senso di una consapevolezza matura dell’identità poetica di Dalessandro.
La sua ricerca “classica” non è solo “imitazione” o “condivisione” o “contaminazione” da altri, ma è “sorgente” d’ispirazioni, fatte finalmente scorrere in una successione rigorosa, quasi travagliata, di commozioni metriche. Si potrebbe dire quasi sonore, come le “parole scritte nella tenebra” dall’ombra di Tommaso Campanella, nella “fossa” di sant’Elmo, “presagi, cronaca viva di atti e di pensieri/ vissuti nei sensi, senza saperlo, senza coscienza”. Questo è un libro che dichiara a piena voce la fedeltà dell’autore ai testi con cui entra in contatto, senza porsi limiti di libertà nel predisporsi a una nuova misura della “classicità”. E nella stessa “attualizzazione” di vicende e di narrazioni che arrivano – ombre, appunto – da luoghi inaspettati, elegiaci, storici, ultrasensoriali, la poetica di Dalessandro non perde naturalezza, diventando inesorabilmente strumento in proprio di competizione e di conoscenza.
Onofrio Lopez
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