

Nino non si muoveva, sentiva la coscia calda della zia gravare su di lui e ad ogni risata di lei ne avvertiva l'eco e il tremito sulla propria gamba provando a quel contatto fortuito una sensazione piacevole. Ad un certo punto la zia si spostò ancora fino a fare incastrare il ginocchio del ragazzo in mezzo alle proprie gambe. Nino sentí sprofondare il ginocchio fra le cosce di lei che si schiudevano e di tanto in tanto si stringevano in un movimento che sembrava casuale. Parlando la zia si piegava in avanti fino a mettersi quasi a cavalcioni e a stringere il ginocchio del ragazzo; e Nino avvertiva che lei si muoveva su e giù fino a fargli sentire il calore umido dell'inguine attraverso i leggeri pantaloni che gli coprivano il ginocchio.
Al ragazzo rimase in mente la sensazione di calore umido sul ginocchio e dei movimenti che la zia faceva forse eccitata da quel contatto. Ripensandoci dopo per giorni e giorni ricostruiva la scena e sempre più si convinceva e forniva prove a se stesso che tutto si era svolto proprio come pensava lui e che la zia si era strofinata di proposito sulla sua gamba fino ad inumidirgli il ginocchio. La cosa lo aveva turbato tanto da fargli trascorrere ore rivivendo la scena nei suoi più piccoli particolari; la figura di quella giovane zia Cettina cosí calda e vogliosa abbandonata sulla sua gamba fino all'estenuazione e la sensazione dei suoi pantaloni bagnati sul ginocchio non lo abbandonò più.
Ercole Patti


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