giovedì 17 maggio 2018

fin quando strisciarono dove lui voleva




Sola con lei, a quell’ora della notte, con quell’ansito e il viso che smaniava di febbre, mi prese commozione: che per me, per causa mia si fosse ridotta in questo stato, e un sentimento di tenerezza e gratitudine mi spinse a carezzarla: scostai dalla fronte i cernecchi biondi e col fazzoletto le asciugai il sudore, poi sfiorai con un bacio le sue labbra di bambina. Non avevo avvertito i suoi passi: Luigi sulla soglia mi fissava allucinato, uno strano sorriso in volto, estatico, di chi ha visto un miracolo compiersi sotto i suoi occhi. In punta di piedi girò attorno al letto, sedette dall’altra parte, le rimboccò il lenzuolo sulle caviglie, sentivo il cuore martellarmi nel petto, Celestina era nuda dinnanzi a a noi. Con cautela, come si trasporta una bimba addormentata, le dischiuse le cosce per infilarvi il termometro. Allora, improvviso, l’incubo di un’altra notte mi fu in tutto il corpo. Allungai una mano verso il lenzuolo per ricoprirle il ventre, ma lui me la trattenne, adesso non temevo più ciò che avrebbe pronunciato, il suo delirio di parole: temevo solo me stessa, la promessa che mi ero fatta, e questo mi raddoppiava l’orgasmo, le mie dita cedevano nelle sue, liquefatte, fin quando strisciarono dove lui voleva, spegni almeno quella maledetta lampada, nel buio i nostri corpi si muovevano furtivi, la sua mano sostituì la mia, Celestina sobbalzò sgranando gli occhi. Ginocchioni sul letto mi chinai sul suo faccino, tutta la notte l’avrei allattata.
 
Carlo Castellaneta:
Villa di delizia



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