domenica 7 ottobre 2018

si erano sposati quella mattina, in segreto


Fato e Furia

Lauren Groff





Una fitta pioviggine scese dal cielo come una tenda smossa di colpo. Gli uccelli marini smisero di intonare il canto, l’oceano ammutolì. Le luci della casa affacciata sull’acqua sbiadirono in un grigio indistinto.
Due persone risalivano la spiaggia. Lei era bionda ed elegante nel suo bikini verde, malgrado fosse maggio nel Maine e facesse freddo. Lui era alto, vivido; emanava uno sfarfallio luminoso che saltava all’occhio e lo teneva avvinto. Si chiamavano Lotto e Mathilde.
Per qualche istante osservarono una pozza di marea piena di creature spinose che svanivano sollevando riccioli di sabbia. Poi lui prese il viso di lei tra le mani, la baciò sulle labbra pallide. Avrebbe potuto morire di felicità in quel preciso istante. Immaginò il mare gonfiarsi per risucchiarli, scarnificarli con la sua lingua e rivoltare le loro ossa in un abisso di molari corallini. Se lei era al suo fianco, pensò, se ne sarebbe andato cantando.
Insomma, era giovane, aveva ventidue anni, e si erano sposati quella mattina, in segreto. L’eccesso, viste le circostanze, era perdonabile.
Le dita di lei che si abbassavano dietro il suo costume da bagno gli bruciarono la pelle. Lei lo spinse all’indietro, conducendolo su per una duna coperta di cicerchie marittime, poi di nuovo in basso dove una parete di sabbia bloccava il vento e potevano stare più caldi. Sotto il reggiseno del bikini, la pelle d’oca di lei aveva assunto un blu lunare e i capezzoli si erano ripiegati all’interno per il freddo. In ginocchio adesso, malgrado la sabbia fosse ruvida e dura. Non importava. Erano ridotti a bocche e mani. Lui si portò le gambe di lei sui fianchi, la schiacciò sotto di sé, la coprì col suo calore finché lei smise di tremare, fece della sua schiena una duna. Le ginocchia scorticate di lei guardavano il cielo.
 

"Fato e furia" (incipit)



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