sabato 23 febbraio 2019

16 dicembre (18 giorni senza di te)

Anne Sexton
Le bambole linde in attesa, allineate a modino.
La stanza col soffitto alto, desolata e piena d’echi.

16 dicembre (18 giorni senza di te)
 
C’eri una volta tu
il bambino che crebbe in una stanza grande quanto una lira
da dividere con sua sorella. Accadeva in West End Avenue
a Manhattan. Murato in città sognava la campagna,
scrutando Palisades Park sull’altra riva dell’Hudson.
Il ragazzo che giocava a stickball fino all’imbrunire.
 
C’ero una volta io
l’unica bambina cui fu vietato oltrepassare
il giardino. Non osava alzare la voce
più delle rare antichità vittoriane della collezione di famiglia.
Le bambole linde in attesa, allineate a modino.
La stanza col soffitto alto, desolata e piena d’echi.
 
C’eri una volta tu
che dicesti: “Ora che la capanna è nostra, ci farò
attaccare la luce”. E festeggiammo l’arrivo della luce.
Misi tendine di percalle. Appendemmo la tua laurea in Medicina.
Accendemmo i fornelli ben due volte. Oh amore mio, vigliacco,
generiamo elettricità mentre giochiamo a famiglia.
 
(trad. Rosaria Lo Russo,)
Anne Sexton

«la poesia dev’essere l’ascia che spacca il mare ghiacciato dentro di noi.»

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