domenica 16 giugno 2019

quando sono cominciati i sintomi della menopausa


L'animale che mi porto dentro,



Nel mio lavoro ero considerato, come uomo ero considerato e perfino desiderato – io che ero quello troppo magro, con i brufoli, un po’ timido, impaurito, a un certo punto avevo smesso di piangere, poi avevo cominciato a sentire che piangevano per me, e adesso non sentivo piú niente, ero solido e insensibile.

E mia moglie lo aveva constatato; da una parte era contenta, e dall’altra ne era schiacciata. Abbiamo superato tutti e due da poco i cinquant’anni, e siamo in condizioni opposte. Io mi sento stocazzo, come mi ha rimproverato lei; lei invece, parlandomi di quanto fosse sorpresa di quello che era successo quella sera, ha detto che si sentiva fragilissima, tanto da non poter sopportare lo sguardo degli altri su di me; e, ha continuato, nel mio futuro posso vedere soltanto piú fragilità.

Era come se le avessi dato appuntamento su quella panchina della Flora, e l’avessi lasciata lí a piangere. Non era mia intenzione farlo, anzi mi dispiaceva, ma era come se lo stessi facendo, che lo volessi o no. E ce ne siamo accorti tutti e due quella sera.

Perché la questione che io e mia moglie abbiamo vissuto a Helsinki era piú complicata. Da alcuni mesi di notte la sentivo agitarsi. Si girava e rigirava, buttava via le coperte, si toglieva la maglia. Le dicevo: cos’hai? Sto sudando, rispondeva. Litri di sudore, all’improvviso. Tutte le notti. Spesso si alzava per andare a fare una doccia. Quando tornava a letto, sbuffava. Per lunghe ore della notte non dormiva, si rigirava e sbuffava. Sbuffava tanto forte che mi svegliava. All’inizio le dicevo cos’hai, ma poi lo sapevo e non lo dicevo piú; facevo finta di continuare a dormire, per lasciarla libera di lamentarsi. Qualche volta l’ho sentita piangere, e allora sono scivolato dalla sua parte e le ho chiesto: cos’hai, abbracciandola. Rispondeva sempre: sono avvilita. E poi mi scostava dicendo che era sudata.

Era nervosa, distante, insofferente. Per qualche mese non le venivano le mestruazioni, poi tornavano e poi sparivano, aveva vampate improvvise; si sentiva stanca, imbruttita, insicura. Il desiderio era sparito, me lo aveva detto con chiarezza che non aveva piú voglia di scopare: poi mi tornerà, ha detto; ma non è successo. E la distanza tra le sue tribolazioni e la mia spavalderia era cosí tanta, che io non potevo fare altro che ignorare la fragilità, i sudori, la mancanza di desiderio. Le facevo capire di continuo che non importava, che andava bene cosí.

Le davo tutta la mia comprensione, ma in questa comprensione esprimevo anche una distanza. Ero generoso e comprensivo perché mi sentivo euforico, e piú che rassicurare lei, rassicuravo me: volevo che nulla disturbasse, nessuna tristezza si infilasse in un momento felice.

Quando le ho chiesto di venire a Helsinki, ha detto: se stiamo un po’ insieme da soli, lontano, senza figli, forse ci fa bene. E poi, appena arrivati in albergo, è uscita dal bagno dicendo: mi sono venute delle mestruazioni fortissime, non mi venivano da quattro mesi.
......
Non so nemmeno se è stato quando sono cominciati i sintomi della menopausa che ha iniziato a parlarmi di spalle allontanandosi; non riesco a escluderlo. Però, in qualche modo irrazionale, ce l’aveva con me. E a Helsinki ha capito perché: vivevamo insieme, ma i nostri umori, le nostre energie, la voglia di svegliarsi la mattina, i pensieri che riempivano la testa di notte – tutto prendeva due strade opposte

Francesco Piccolo


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