Nei periodi in cui decideva o riusciva a non convincersi di nulla, sentiva invece il solletico del dubbio latente, dell’incertezza cacciata via che prima o poi era destinata a tornare.
Aveva scoperto che vivere nella certezza assoluta è noioso e condanna a un’esistenza sola, a un’esistenza reale che coincide con quella immaginaria, e nessuno sfugge interamente a quest’ultima.
Ma anche il sospetto perenne è intollerabile, diventa estenuante osservare di continuo se stessi e l’altro, soprattutto l’altro, il piú vicino, e metterlo a confronto con i ricordi, che non sono mai attendibili. Nessuno vede con nitidezza ciò che non ha piú davanti, anche se è appena accaduto o aleggiano ancora nella stanza l’aroma o lo scontento di chi si è allontanato. Basta che uno esca da una porta e sparisca perché la sua
immagine cominci a sfumare, basta smettere di vedere per non vedere piú chiaramente, o non vedere nulla; e con l’udito è la stessa cosa, per non parlare del tatto.
Come si fa, allora, a ricordare con precisione e nel giusto ordine quello che è successo tanto tempo fa?
Javier Marias
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Me lo chiedo anch'io, come si fa? Forse bisognerebbe inventare una formula nuova, qualcosa che dia smalto, vigore...ma solo a ciò che vogliamo mantenere vivo, il resto lasciamolo andare se non siamo interessati
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