domenica 10 aprile 2016

raccontando usciamo dall'incantamento

Javier Marias

Ho  raccontato.
Ho raccontato.
 E raccontando non ho provato la sensazione  di uscire dal mio incantamento da cui non sono ancora uscito e forse  non uscirò mai, ma di cominciare a mescolarlo con un altro meno  tenace e più benevolo.

 Colui che racconta di solito sa spiegare bene  le cose e si sa spiegare, raccontare è come convincere o farsi capire  o far vedere e così tutto può essere compreso, anche le cose più  infami; tutto perdonato quando c'è qualcosa da perdonare, tutto  tralasciato o assimilato e anche compatito, questo è avvenuto e  bisogna conviverci quando sappiamo che è stato, trovargli un posto  nella nostra coscienza e nella nostra memoria che non ci impedisca di  continuare a vivere perché è accaduto e perché lo sappiamo.

  L'accaduto è perciò sempre molto meno grave dei timori e delle  ipotesi, delle congetture e delle supposizioni e dei brutti sogni,  che in realtà non introduciamo nella nostra conoscenza ma che  mettiamo da parte dopo averli sofferti o dopo averli considerati  momentaneamente e perciò continuano a suscitare orrore a differenza  degli eventi, che diventano più lievi per la loro stessa natura,  cioè, appunto perché sono dei fatti: dato che ciò è successo e lo so  ed è irreversibile, ci diciamo rispetto a quelli, devo spiegarmelo e  farlo mio o fare sì che me lo spieghi qualcuno, e la cosa migliore  sarebbe che me lo raccontasse esattamente chi si è incaricato di  farlo, perché è lui che sa.
 

 Ma se si racconta si può perfino entrare  nelle grazie, questo è il pericolo.
 La forza della rappresentazione,  immagino: per questo ci sono accusati, per questo ci sono nemici che  si assassinano o si giustiziano o si linciano senza lasciarli dire  una sola parola - per questo ci sono amici che si mandano in esilio e  si dice: «Non ti conosco», o non si risponde alle loro lettere -,  affinché non si spieghino e possano all'improvviso entrare nelle  grazie, quando parlano mi calunniano ed è meglio che non parlino,  anche se nel tacere non mi difendono.



Domani nella battaglia pensa a me
    Javier Marias

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