sabato 18 febbraio 2017

Le poesie di Eugenio De Andrade

Eugenio De Andrade - Poesie




Eugénio de Andrade è nato nel 1923 a Póvoa da Atalaia, piccolo borgo della Beira Baixa, all'interno del Portogallo, ed è scomparso di recente, a ottantadue anni, nella sua casa di Oporto, il 13 giugno 2005. Ha avuto un'infanzia povera nella quale, di abbondante, c'era soltanto il vento, la luce, gli alberi, l'azzurro del cielo, l'immanenza delle cose concrete e essenziali. È un mondo in cui il bianco abbagliante dei muri si interseca con le forme ardite dei tronchi d'ulivo, elementi di una geografia spiccatamente mediterranea che entra con prepotenza nell'architettura dei suoi versi, versi spogli e severi come il paesaggio della sua terra, ma illuminati da intuizioni folgoranti che sembrano sgorgare direttamente dall'inconscio.

Poeta dell'amore, è stato definito più volte. Ed effettivamente l'Eros occupa una parte importante nella sua opera, un Eros spontaneo e solare. Il rilievo che il corpo assume in questa poesia rivela il desiderio profondo di ridare dignità a ciò che nell'uomo è stato disprezzato e vituperato da sempre: la gioia dei corpi, la sensualità, la passione concreta per le cose terrene, il miracolo dell'incontro profondo e misterioso fra due esseri. Nella sua poesia il corpo, limpido ed apollineo, diventa quasi un'anima carnale: si cancella il dualismo caratteristico della nostra cultura cattolico-occidentale e l'uomo risorge integro, nella sua dimensione assoluta. Poesia intensamente terrena (oserei dire disperatamente terrena, se ciò non fosse fuori luogo in questa poetica di equilibrio), quasi da diventare metafisica del fisico, parola che si fa corpo e corpo che si smaterializza in parola. Per Eugénio de Andrade l'atto poetico è "l'impegno totale dell'essere per la sua rivelazione". L'ansia di riscatto dell'uomo totale, pertanto, la fedeltà assoluta alla vita, il desiderio di esprimere una coscienza - coscienza infelice - del mondo, è ciò che più contraddistingue questo grande lirico.

Il volto originale della sua poesia sta probabilmente anche nel sincretismo delle sue radici, nelle fonti molteplici alle quali ha attinto, dai classici greci - sopratutto Esiodo, Omero, Sofocle e Saffo - alla tradizione lirica medioevale gallego-portoghese, passando attraverso la componente ispanica (la nonna materna era spagnola), in particolare García Lorca, Antonio Machado, Vicente Aleixandre, Luis Cernuda, fino ai più importanti lirici portoghesi quali Luís de Camões, Camilo Pessanha, António Nobre, Casais Monteiro, Fernando Pessoa.
 
Dalla pubblicazione del libro As mãos e os frutos, nel 1948, assistiamo ad un crescendo di rigore e depurazione linguistica che lo portano, in certi momenti, quasi alle soglie del silenzio, ai versi ridotti all'osso. Ma la parola è sempre limpida e immediata, quelle stesse parole nude e dirette - afferma il poeta - del cerimoniale arcaico della comunicazione delle prime necessità del corpo e dell'anima. E tuttavia è una poesia estremamente raffinata e di grande ricchezza verbale e musicale, segnata da una polifonia ritmica pari solo, in lingua portoghese, a quella di Camilo Pessanha. Fra l'altro, Eugénio de Andrade ha coltivato, con uguale sobrietà e maestria, anche il poème en prose.
 
La sua bibliografia comprende più di venti libri di poesia, due di prosa, un libro per l'infanzia, diverse opere di traduzione. È uno dei poeti portoghesi contemporanei di maggiore notorietà e ciò si deve anche all'immediatezza del suo mezzo espressivo. È stato tradotto in inglese, tedesco, italiano, spagnolo, francese, olandese, ceco, rumeno.

Fili d'aquilone

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