giovedì 23 febbraio 2017

Gli restò aggrappata addosso

Domenico Starnone
Mariella

Gli restò aggrappata addosso. Nel vagone s’era diffuso un odore di borotalco misto a quello dei biscotti Plasmon, un odore di cura materna, chissà qual era la fonte. Mariella tornò a raccontargli nell’orecchio di quel suo primo fidanzato, parole appena soffiate.
 
Bellissimo, disse. Per un po’ di mesi abbiamo fatto giochi e giochini in grande scomodità: mi prendeva una mano, me la accompagnava sul coso, ma di me si occupava poco o niente; il seno, che mi piaceva tanto mi accarezzasse, me lo stringeva un po’, ma distrattamente; anche me, che so, all’inizio ha avuto una smania esplorativa, ma poi in seguito mi metteva appena appena il dito, troppo forte tra l’altro, per lo piú nel posto sbagliato, e io sentivo zero, ma non osavo dirgli non lí, piú su, piú giú, e del resto lui ha lasciato perdere presto. Ero un accessorio utile al suo coso, la sola parte di sé che sentisse veramente. A me però non dispiaceva: venire naturalmente non sono mai venuta, ma il piacere c’era. Certe volte me lo metteva tra le cosce, a mezza strada tra le calze di nylon e le mutande. Si muoveva, pochi secondi, ed eiaculava respingendomi ma anche allontanandosi lui stesso e subito afferrandosi il cazzo con le mani a coppa, l’espressione intensamente sofferente. Poi lo rimetteva nei pantaloni, si puliva col fazzoletto, due parole e ci salutavamo.
 
A casa mi masturbavo pensando a lui, la prassi era quella. Pensavo: chissà che bello sarà quando mi entrerà dentro, e mi toccavo. Il meglio del rapporto a due per me si verificava quando finalmente stavo sola.

Autobiografia erotica di Aristide Gambia
Domenico Starnone     

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