mercoledì 22 febbraio 2017

Ti bacerei sull'orlo delle ciglia

Gonzalo Rojas

Ti sentirei ululare,
ti morderei anche gli ultimi
papaveri, mia posseduta, ancora
ti farei delirare lí, alla cieca
frescura, nuoterei in te
l’immensa
insaziabilità della lascivia,

Eros
Ti bacerei sull’orlo delle ciglia

Ti bacerei sull’orlo delle ciglia e sui capezzoli, ti

turbolentemente bacerei,

mia vergognosa, in queste cosce

di creatura bianca, toccherei questi piedi

per librarmi più in alto di quest’aria

felina del tuo aroma, ti chiamerei spagnola

mia, francese, inglese mia, ragazza,

nordica boreale, schiuma

della diaspora biblica, che altri

nomi ti darei intimamente?

                                     Greca

egiziana mia, romana modellata nel

marmo?

              Fenicia,

cartaginese, o pazza, pazzamente andalusa

nell’arco della morte

con tutti i petali dischiusi,

                                   cetra

tesa di Dio, nei lussuriosi passi

della danza?



Ti sentirei ululare,

ti morderei anche gli ultimi

papaveri, mia posseduta, ancora

ti farei delirare lí, alla cieca

frescura, nuoterei in te

l’immensa

insaziabilità della lascivia,

                                 riderei

freneticamente riderei dei tuoi denti frenetici,

travolgerei l’oppio della tua pelle sino all’eburneo

di un’altra purezza, udrei il canto esplosivo delle

sfere come Pitagora,

                                  ti leccherei,

ti annuserei come il leone

fa con la sua leonessa,

                                 fermerei il sole,

fallicamente mia,

                       ti amerei!

Gonzalo Rojas


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