venerdì 21 dicembre 2018

ODE AL VENTO DELL’OVEST

Percy Bysshe Shelley

ODE AL VENTO DELL’OVEST

 
1
O tu vento selvaggio d’occidente,
tu che dell’äutunno sei il respiro,
e dalla cui invisibile presenza
le foglie morte vengono sospinte
come spettri da un mago messe in fuga,
gialle, pallide, nere, rosso acceso,
quasi tutte colpite da contagio!
Tu che trasporti all’invernale letto
gli alati semi in cui giacciono freddi,
ciascuno come salma nella tomba,
finchè zefiro blando, in primavera,
non suonerà sulla sognante terra
la sua tromba, colmando con colori
vividi e con profumi, il colle e il piano,
per l’äere spingendo dolci gemme
come, per pascolar, si fa col gregge.
Selvaggio Spirto che ti sposti ovunque,
che distruggi e preservi,- ascolta, ascolta!
 
2
Tu, nel cui flusso, nella confusione
del cielo immenso, le nuvole sciolte
come le morte foglie della terra,
sono disperse, scrollate dai rami
dell’oceano e del Cielo aggrovigliati,
della pioggia e dei lampi angeli e nunzi:
sul piano azzurro del tuo äereo mare
si spargono, come i fulgenti crini
sul capo, irti, d’una feroce Monade,
dal pallido confin dell’orizzonte,
fin dello Zenit alle estreme altezze.
Chioma della tempesta che s’appressa.
Tu sei il lamento del morente anno,
al quale, questa notte che si chiude
la cupola sarà di un gran sepolcro,
coperto a volta da congiunta forza
dei vapori, dalla cui aria densa,
grandine, fuoco, pioggia sporca e nera,
esploderanno sulla terra, - O ascolta!
 
3
Tu che svegliasti da suoi sogni estivi
il blu Mediterraneo, ove ei giacea,
dai flutti d’acqua pura ben cullato
nel sen di Baia, accanto a un’isoletta
tutta di pietra pomice ben fatta,
e palazzi vedesti in sonno e torri
tremolanti nel dì dell’onda grossa,
ricoperti di muschio azzurro e fiori
sì dolci che a descriverli si sviene!
Tu, che al passaggio, le possenti forze
dell’Atlantico si aprono in abissi,
mentre più giù, fiori e boschi marini,
che dell’oceano smorte foglie indossano,
la tua voce conoscono e atterriscono
e tremano e si spogliano: - deh, ascolta!
 
4
Fossi io una foglia morta che trasporti,
fossi io una nube per volar con te,
onda per palpitar sotto tua possa,
come te forte, e libero un po’ meno,
o indomabile, senza alcun controllo!
se fossi ancor fanciullo e ancor vagare
in ciel con te potessi, io come allora ,
quando rivaleggiar con te era un sogno,
non ti avrei sì pregato, pur nel duolo.
Sollevami come onda, foglia, nube!
Sanguino sulle spine della vita!
Curvo dall’ore gravi e prigioniero
son come te: fiero, veloce, altero!
 
5
Fa’ di me la tua lira, al par del bosco:
cosa importa se cadon le mie foglie
come cadon le sue! Il gran tumulto
delle tue armon?e, da noi trarrà
saldo, dolce e pur triste autunnal canto.
Spirito fier, sii tu lo spirto mio!
Che tu sia me, o Spirito impetuoso!
I miei morti pensier spingi pel mondo
come le foglie, affinchè essi rinascano!
E per magia di questo verso mio,
come si spargon ceneri e faville
da focolar che non s’è spento mai,
le mie parole fra le genti effondi!
Tromba di profezia, per le mie labbra,
alla terra che dorme, sii tu vento!
Se ora è verno, tardar può primavera?
 
Percy Bysshe Shelley

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