lunedì 11 aprile 2016

E' faticoso muoversi nell'ombra

Javier Marias

E' faticoso muoversi nell'ombra e spiare senza essere visto o cercando di non essere scoperto, come è faticoso tenere un segreto o conservare un mistero, che fatica la clandestinità e la permanente coscienza di come non tutti i nostri congiunti possano avere uguali  conoscenze, a un amico si nasconde una cosa e a un altro un'altra  diversa da quella che è nota al primo, si inventano per una donna  storie complesse che poi bisogna ricordare per sempre nei dettagli  come se si fossero vissute, con il rischio di farsi scoprire più  tardi, e a un'altra donna più nuova si racconta la verità su tutto  tranne su quelle cose innocue che ci provocano vergogna di noi  stessi: che siamo capaci di passare ore guardando alla televisione  partite di calcio o degradanti concorsi, che leggiamo fumetti mentre  ormai siamo adulti o che ci getteremmo in terra per giocare a  rimbalzino se solo avessimo con chi farlo, che andiamo matti per il  gioco d'azzardo o ci piace un'attrice che ammettiamo essere odiosa e  perfino offensiva, che abbiamo un carattere tremendo e fumiamo appena  svegli e che fantastichiamo di una certa pratica sessuale che si  considera aberrante e che non osiamo proporle.

Non sempre si occulta  per il proprio interesse o per paura o per aver commesso una vera  mancanza, non sempre per difendersi, molte volte lo si fa per non  dare un dispiacere o non guastare la festa e per non arrecare danno,  altre volte per puro civismo, non è buona educazione né da persona  civile farsi conoscere del tutto, figurarsi mostrare le manie e i  vizi; a volte sono le origini ciò che si tace o si falsifica perché  quasi tutti avremmo preferito un'ascendenza diversa in qualcuno dei  nostri quattro quarti, la gente nasconde i genitori e i nonni e i  fratelli, i mariti o le mogli e a volte perfino i figli più  somiglianti o legati al coniuge, passa sotto silenzio alcune fasi  della propria vita, rifugge dalla gioventù o dall'infanzia o dall'età  matura, in ogni biografia c'è un episodio oltraggioso o desolato o  sinistro, qualcosa o molto - o è tutto - che per gli altri è meglio  che non esista, per se stessi è meglio dissimularlo.

Ci vergogniamo  di troppe cose, del nostro aspetto e delle nostre convinzioni  passate, della nostra ingenuità e della nostra ignoranza, della  sottomissione o dell'orgoglio che abbiamo dimostrato una volta, della  transigenza e della intransigenza, di tante cose proposte o dette  senza convinzione, di esserci innamorati di chi ci siamo innamorati e  di essere stati amici di chi lo siamo stati, le vite sono spesso  tradimento e negazione continui di ciò che vi è stato prima, si  sconvolge e si deforma tutto man mano che passa il tempo, e tuttavia  continuiamo a essere coscienti, per quanto vogliamo ingannare noi  stessi, che teniamo dei segreti e racchiudiamo in noi dei misteri,  anche se la maggior parte di questi sono banali.

 Com'è faticoso  muoversi sempre nell'ombra o è anche più difficile nella penombra mai  uniforme né uguale a se stessa, con ogni persona sono alcune le zone  illuminate e altre quelle tenebrose, cambiando a seconda della  conoscenza e dei giorni e degli interlocutori e delle ambizioni, e ci  diciamo costantemente: «Non sono più quello che ero, ho voltato le  spalle al mio vecchio io».

 Come se fossimo giunti a crederci altri  rispetto a quelli che credevamo di essere perché il caso e  l'irragionevole passare del tempo mutano la nostra circostanza  esterna e il nostro apparire, come aveva detto il Solo quella mattina  quando si era messo a esprimere le sue idee senza ordine.

 E aveva  aggiunto: "O sono le scorciatoie e i contorti cammini del nostro  sforzo quelli che ci modificano e finiamo per credere che sia il  destino, finiamo per vedere tutta la nostra vita alla luce di ciò che  è accaduto per ultimo o di ciò che è più recente, come se il passato  fosse stato soltanto preparativi e lo stessimo capendo man mano che  si allontana da noi, e lo capissimo del tutto alla fine».

E' soltanto la fatica  che porta l'ombra a indurre talvolta a raccontare i fatti, come si  lascia vedere all'improvviso colui che si nascondeva, l'inseguitore  come il fuggitivo, semplicemente perché finisca il gioco e per uscire  da quello che si è trasformato in una specie di incantamento.



Domani nella battaglia pensa a me
    Javier Marias

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