sabato 2 aprile 2016

non essendo altro né volendo essere altro che uno spettatore di me stesso

Fernando Pessoa
Sono sempre stato un sognatore ironico, infedele alle promesse segrete. Ho sempre assaporato, come altro e straniero, la sconfitta dei miei vaneggiamenti, assistendo casualmente a ciò che credevo di essere. Non ho mai prestato fede alle mie convinzioni. Ho riempito le mie mani di sabbia, l'ho chiamata oro, e ho aperto le mani facendola scorrere via. La frase era stata l'unica verità. Una volta detta la frase, tutto era fatto, il resto era la sabbia che era sempre stata.
 
Se non fosse il fatto di sognare sempre, il fatto di vivere in un perpetuo straniamento, potrei di buon grado chiamarmi un realista, cioè un individuo per il quale il mondo esterno è una nazione indipendente. Ma preferisco non darmi un nome, essere quello che sono con una certa oscurità e avere con me la malizia di non saper prevedermi.
 
Ho una specie di dovere di sognare sempre, perché, non essendo altro né volendo essere altro che uno spettatore di me stesso, devo avere il migliore spettacolo che posso. Così mi costruisco di oro e di seta, in sale immaginarie, palcoscenico falso, scenario antico, sogno creato fra giochi di luci blande e musiche invisibili.

Fernando Pessoa
Il libro dell'inquietudine

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