venerdì 28 ottobre 2016

Ci fu un tempo - I (il tempo dell'infanzia)


Ana Rossetti

Era il tempo dell´infanzia e la solitudine accendeva il suo
bengala dietro lo scudo impenetrabile del silenzio.

Ci u un tempo - I
 
I
 
Ci fu un tempo,
tempo dell´invenzione e dell´errore,
in cui la solitudine era uno splendido e spaventoso
esilio, in cui cospirare contro la lezione che non
si voleva apprendere e spiare il mistero che si voleva
estorcere. Era una grotta umida che imbrigliava la luce tra le felci,
era l´angolo dei castighi dove le lacrime nascoste
levavano, finalmente, la loro sovranità,
era l´incubo che soffiava imprigionato in un´alcova
sconosciuta,
o un cuore ripiegato nel suo nascondiglio che tramava
appuntamenti e vendette, ribellioni e segreti proibiti.
Era il tempo dell´infanzia e la solitudine accendeva il suo
bengala dietro lo scudo impenetrabile del silenzio.
E il punto ombroso dove riparava era solo
l´incantato rifugio al suo splendore irriducibile e glorioso.

Ana Rossetti

  • Il tempo dell'infanzia - Ilink esterno
  • Il tempo dell'adolescenza - II link esterno
  • il tempo dell'estasi - IIIlink esterno


  • “Per festeggiare la nascita di Afrodite, gli dei tennero un banchetto, durante il quale il dio Pòros (Abbondanza) si ubriacò e cadde addormentato. Mentre si trovava inerme in questo stato, Penìa (Povertà) lo sedusse e concepì Eros. In quanto figlio di Povertà, Eros non possiede né scarpe, né casa, dorme sulla nuda terra sotto le stelle, si riposa sul gradino della soglia. Come la madre è sempre in preda al bisogno; come il padre è intraprendente, intrigante, incantatore. Dal padre ha ereditato la sensazione di pienezza che si accompagna all’amore, dalla madre la disperazione degli innamorati.” … “Un demone grande, o Socrate. E difatti ogni essere demonico sta in mezzo fra il dio e il mortale. […] Anche fra sapienza e ignoranza [Amore] si trova a mezza strada, …”

    Diotima – (Dal Simposio di Platone)

    Eros incarna quindi le contraddizioni della natura umana, da Pòros eredita l’aspirazione alla bellezza, la spinta verso quanto di positivo e piacevole la vita possa offrire, dalla madre Penìa eredita invece la “fame”, il “bisogno”, la bramosia del possesso.

    Sol chi strugge segreta ansia d’amore, sa tutto il mio dolore”, diceva Goethe, e infatti la passione amorosa – in quanto “demone” a noi determinante – può trasformarsi nella sua spasmodica ricerca di armonia e piacere in dolore, ossessione e struggimento, allorquando l’amato/a sia desiderio irraggiungibile che fa bramare alimentando solo idealmente la tensione del non fruibile, del non godibile … ed è in questo estendersi senza fine, nell’allungare le braccia all’ “oltre” che riscopriamo il dono intimo dell’Io all’altro da ed in sé, che ci riporta nuovamente al Simposio di Platone ed alla teoria di Aristofane sulla creatura originaria, unico essere perfetto e plasmato di due metà (una maschile e l’altra femminile) spezzato e separato per invidia di Zeus. Dunque gli amanti sono l’unità spezzata, che si cerca, si allunga in passione, ossessione ed anche gelosia.
    Natalia Castaldi
    Oltre l'ombra del peccato link esterno

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