lunedì 24 ottobre 2016

Siedono pazienti, sembrano nuvole

Ivan Fedeli

Si sta bene comunque giurano con l'intenzione
di non lasciarsi mai e dentro quel mai
affondasse un senso di appartenenza,
l'idea di continuazione indomita,
il rifiuto del limite di specie.

Siedono pazienti, sembrano nuvole
Siedono pazienti, sembrano nuvole
se non c'è vento. Hanno l'aria di tanta
vita alle spalle: lei ride un po' stanca,
lo sguardo ancora biondo, le parole
belle sulla fatica che fa il mondo.
Lui borbotta e legge in fretta il giornale
quasi venisse meno il tempo intorno.
Ma stanno tutti in un cenno d'intesa
e si raccontano i figli, la resa
alle rughe. Rimangono in attesa
di una chiamata buona e di un dio che apra
il cielo a un sole più in là, dove passano
i giorni. Chissà domani sospirano
in una carezza, come se le mani
dessero un confine certo ai luoghi
e ci fosse una certezza dovunque.
Poi s'abbracciano: nemmeno i vent'anni
tornassero mentre l'estate va
immutabile, ben oltre le case
o il pensiero per le piante in balcone,
che prendano acqua ogni tanto. Si sta bene
comunque giurano con l'intenzione
di non lasciarsi mai e dentro quel mai
affondasse un senso di appartenenza,
l'idea di continuazione indomita,
il rifiuto del limite di specie.


Ivan Fedeli


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