fare l'amore
[...]. E sì sì e ancora sì:l'amore è un discorso. mentre faccio l'amore mi sembra sempre, sempre di parlare, con me stessa e,
"Solo monologhi? Possibile che non senti che c'è una differenza? Sei stata sfortunata se non hai mai sentito di entrare in comunione con il corpo di un altro"
Allora ragioniamo: c'è una differenza, sennò perchè con un tipo mi vedo una volta sola e con un altro scalpito per rivedermi? E certo: qualche volta ho percepito a fondo che quella persona era perfettamente allineata a me, ci si comprendeva senza remore nè distanza alcuna, eravamo fatti l'uno per l'altra, e che Aristofane aveva ragione a parlare di due pezzi dello stesso corpo divisi alla nascita, e poi a cercarsi per sempre.
Mi è capitato moltissime volte, facendo l'amore, di sentre la riparazione per un dolore della vita fuori dal letto, che fosse quello un rifugio sicuro dove farsi coccolare e amare, o a volte dopo, anche durante, che mi sciogliessi in lacrime senza che mi dovessero manco venire le mestruazioni a giorni.
Oppure di mettermi a tremare tutta, perchè finalmente si scaricava una tensione accumulata altrove, fuori da lì, da altri, in mezzo al mondo, dentro la vita, e che altrimenti sarebbe implosa chissà come, rovinandomi.
E chi c'era ha saputo cogliere questo tremito. E ho amato così fortemente che i muscoli della vagina glielo stavano staccando tanto si stringevano per tenerlo a me, e che quelle braccia mi sono state amiche e compagne e mi hanno difesa e protetta e circondata e amata profondamente. Mi è successo molte volte. Ma io su questa meraviglia (come dicevi? "un piacere infinito", ecco allora: su questo piacere infinito) tendo a non edificarci nulla, io sono un architetto
Valeria Parrella
Enciclopedia della donna
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