lunedì 11 settembre 2017

riflessioni su FB

RIFLESSIONI SU FB

Se Facebook diventa un grande divoratore del tempo di una grande parte dell’umanità è chiaro che merita attenzione. Ed è chiaro che svolgere critiche su questo mezzo è del tutto lecito, anche mentre lo si usa. È proprio l’uso che poi ti consente la conoscenza del mezzo. Contesto a molti miei amici scrittori una critica radicale a questo pezzo basata su una sorta di impressione alla lontana o su una qualche fugace apparizione.
La faccenda è molto seria. E ci sono implicazioni molto profonde sulle inclinazioni psicologiche degli uomini del terzo millennio.
 
Io non credo per niente che si stia su Facebook per ritrovare vecchi amici. La questione è che qui si crea un surrogato di comunità nel momento in cui il mondo delle merci congeda sempre di più la comunità reale.
 
Questo non è un luogo innocente, in un certo senso è un luogo criminoso. Si uccide un mondo e in qualche modo si contribuisce a costruirne un altro. Che può essere migliore o peggiore, ma comunque non stiamo parlando di un piccolo gioco, stiamo parlando di una vicenda colossale, intimamente clamorosa. Una vicenda che altera l’equilibro tra ethos, logos e pathos. Facebook è il regno del pathos, ma è un pathos frivolo, scadente.
 

 
Franco Arminio


Facebook: un gigantesco bivacco
in cui ognuno si è iscritto a parlare
a un’assemblea planetaria
che non ha indetto nessuno.
È l’agonia ciarliera,
il diluvio universale del verbo.
Qui finiscono amori
che non sono mai nati,
formiamo associazioni
che non associano niente,
raccontiamo battaglie
che non stiamo combattendo,
mostriamo ferite
che non buttano sangue ma parole.
Franco Arminio

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