STUPRATE, MA PER LA GENTE SAREMO SEMPRE COLPEVOLI
Un’estate, quella appena trascorsa, dal caldo torrido e da urla tappate da mani assassine. Un’estate suggellata da echi di ghigni animaleschi mascherati nella notte.
Le donne ancora una volta hanno pagato per un’umanità distorta che le uccide, le violenta, le stupra. A Firenze, giovedì mattina, due studentesse americane hanno denunciato due carabinieri per stupro. La vicenda, ormai nota a tutti, è la storia di due ragazze che dopo aver passato la serata di mercoledì nella discoteca Flo, a piazzale Michelangelo, all’uscita, verso le due e mezza di notte, hanno chiesto informazioni a due agenti di una pattuglia di Carabinieri. La pattuglia era una delle tre intervenute sul posto per sedare una rissa. I carabinieri vedendole non estremamente lucide, si sono offerti di riportarle a casa. Dopo averle accompagnate nel palazzo in Borgo Santi Apostoli dove le ragazze hanno un appartamento in affitto, i due agenti le avrebbero violentate nell’androne.
Il Post scrive che sabato uno dei due carabinieri accusati di avere stuprato due studentesse americane ventunenni a Firenze, nella notte tra mercoledì e giovedì, si è presentato in procura e ha sostenuto di avere avuto un rapporto sessuale consensuale con una delle due ragazze, negando che ci sia stata violenza.
Consenziente, quest’aggettivo che usano tutti quelli che si devono difendere, tutti quelli con le spalle al muro, tutti quelli che credevano di averla fatta franca. Come vorrebbero, questi esseri mascherati da uomini, che la donna fosse sempre consenziente nei loro istinti inumani. Istinti che trovano la loro ferocia nell’oscurità di scale, ascensori, spiagge, camere da letto. Stupri vissuti con le mani che non trovano nessun appiglio se non quello di stringere i pugni pregando che passi. Che passi ancora una volta la notte della loro vita, il buio che le attornia, la cecità del mondo. Ma lo stupro non finisce mai nell’anima della donna, lo stupro è la morte in assenza di testimoni, lo stupro per noi donne diventa un incubo che non conosce risveglio.
La violenza fisica si perpetua nella violenza morale, nel rapimento della nostra intimità. Entra in noi per lasciare oltre i brividi del ricordo, anche lo stupro dei commenti, delle ipotesi. Certo, noi ce la cerchiamo sempre, noi ci assicuriamo per farci violentare e riscuotere il premio, noi beviamo e stiamo fuori la notte, noi ci mettiamo le minigonne. E ci ritroviamo ancora una volta nel Medioevo, a difendere la nostra libertà e la nostra voglia di vivere.
Finiamo sotto lo schiacciasassi dell’opinione pubblica che si dimentica di noi, ma si ricorda bene di che colore erano le nostre mutandine. Questa è gente che non vive distante da noi, no. E’ il nostro vicino di casa, l’amico con cui prendi l’aperitivo, la moglie del tuo collega, la Signora che incontri sul tram. Persone che hanno due pesi e due misure per accusare. La violenza, per chi non conosce il dolore, non dipende dalla nazionalità, dal colore della pelle, dal taglio degli occhi, dalla lingua che parli, dal Dio che preghi. Lo stupro non ha carta d’identità, passaporto, non conosce destra né sinistra, non è né ricco né povero. Lo stupro è un crimine conto l’umanità e basta. Veniamo violentate ogni volta che nessuno guardandoci in faccia non riconosca l’orrore e il ribrezzo. Veniamo violentate ogni volta che parlate delle lesioni che abbiamo riportato, ogni volta che ci trattate da bugiarde, disoneste, drogate, prostitute. Ogni volta che ci accusate di aver peccato di ingenuità, di aver irretito o, nel peggiore dei casi, di essercela andata a cercare, perché “se non vuoi andarci a letto, sulla macchina dei militari non ci sali”. Esperti di tutto quando l’anima non è loro. Esperti di tutto, tranne che delle nostre vite finite accasciate nell’aridità di questa umanità.
Claudia Pepe
Alga News
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