domenica 1 novembre 2015

un’alba infinita e senza strade,



Barche sulla Marna (Italian) Felicità del sùghero abbandonato alla corrente che stempra attorno i ponti rovesciati e il plenilunio pallido nel sole: barche sul fiume, agili nell’estate e un murmure stagnante di città. Segui coi remi il prato se il cacciatore di farfalle vi giunge con la sua rete, l’alberaia sul muro dove il sangue del drago si ripete nel cinabro. Voci sul fiume, scoppi dalle rive, o ritmico scandire di piroghe nel vespero che cola tra le chiome dei noci, ma dov’è la lenta processione di stagioni che fu un’alba infinita e senza strade, dov’è la lunga attesa e qual è il nome del vuoto che ci invade. Il sogno è questo: un vasto, interminato giorno che rifonde tra gli argini, quasi immobile, il suo bagliore e ad ogni svolta il buon lavoro dell’uomo, il domani velato che non fa orrore. E altro ancora era il sogno, ma il suo riflesso fermo sull’acqua in fuga, sotto il nido del pendolino, aereo e inaccessibile era silenzio altissimo nel grido concorde del meriggio ed un mattino più lungo era la sera, il gran fermento era grande riposo. Qui... il colore che resiste è del topo che ha saltato tra i giunchi o col suo spruzzo di metallo velenoso, lo storno che sparisce tra i fumi della riva. Un altro giorno, ripeti – o che ripeti? E dove porta questa bocca che brùlica in un getto solo? La sera è questa. Ora possiamo scendere fino a che s’accenda l’Orsa. Eugenio Montale (Barche sulla Marna, domenicali, in corsanel dì della tua festa).


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