giovedì 13 ottobre 2016

la mia versione del piacere era inestricabile dal dolore

Edna O'Brien

Mi chiesi se suor Imelda avesse soppiantato mia madre e mi augurai di no, perché intendevo abbandonare il mio mondo originario e prendere posto in un mondo nuovo e santificato.
 
– Scommetto che sei golosa, – disse, poi si alzò, attraversò la cucina e da sotto un meraviglioso coprivivande d’argento lustro sfilò due crostatine alla marmellata sormontate da un intreccio, un traliccio di impasto sopra la marmellata scura. Erano ancora tiepide.
– Che cosa ne faccio? – chiesi.
– Le mangi, testa di rapa, – disse, e mi guardò mangiarle come se ne ricavasse un piacere tutto particolare mentre io mi vergognavo di fare le briciole e di macchiarmi le labbra con la marmellata di more. Lei si divertiva. Era uno dei momenti piú imbarazzanti e allo stesso tempo piú elettrizzanti che avessi mai vissuto e nel piacere era insita una terribile sensazione di pericolo. Se ci avessero scoperte lei, di sicuro, avrebbe dovuto fare una penitenza spropositata. La guardavo pensando che era unica, che il suo era un coraggio da leoni e mi domandai se avesse fame.
 
Portava un grembiule bianco sopra la tonaca nera e questo la rendeva piú calorosa, piú libera, facendomi pensare a quanto saremmo state felici e prive di ingerenze se ci fossimo trovate lontane dal convento, a fare cose semplici e normali in una qualsiasi cucina. Ma cosí non era.
 
In quel momento capii chiaramente che la mia versione del piacere era inestricabile dal dolore e che le due cose esistevano fianco a fianco in un rapporto di interdipendenza simile a quello delle due forze nella corrente elettrica.

Oggetto d'amore      (Suor Imelda )
     Edna O'Brien

Edna O'Brien:

Nessun commento:

Posta un commento

commenta questo post

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

home