Domenico Starnone
Lina
Ora Gambia, a cinquantasette anni quasi cinquantotto, non si aspettava altri cambiamenti. Lavorava molto, era spesso in viaggio, ospitava nel suo letto Raffaella detta Lina (quella con cui aveva tradito Leonora), colta signora che gli voleva bene senza pretese da moltissimo tempo, non lo aveva mai respinto quando aveva avuto bisogno di conforto e da qualche mese, due anni esatti dopo la rottura con Leonora, si era stabilita da lui con discrezione.
[...]
Lina è davanti alla tv, lo accoglie con il solito distacco di donna che c’è ma non pretende nulla. È una persona veramente perbene. Dopo un po’ di chiacchiere a televisore spento dice che è stanca, se ne va a letto.
[...]
Lina dorme, ha un respiro regolare. Le si sdraia accanto, le solleva piano la camicia da notte, le sfiora senza desiderio, solo per un buonanotte affettuoso a quell’organismo quieto, le natiche, il buco del culo e, con garbo, parte della fica. Quanto ha sognato, a sedici anni, di avere una femmina nel letto tutte le sere. Poi è arrivata Nina, primo stupefatto impatto con il sesso, ma velato troppo in fretta con l’amore per sempre, il matrimonio, la prima figlia, Iole. Quindi c’è stata Stefania, formidabile trasformatrice delle godurie in obblighi di convivenza, diritti e doveri, le due gemelle, orari, conti cavillosi. E poi Leonora, che amavo e che mi amava, piacere sfrenato sotto la coperta pesante dell’indispensabilità, quanto ti voglio, non posso vivere senza di te.
E ora quest’amica tranquilla, Lina, con la quale non ha mai stipulato alcun patto di fedeltà: giorno per giorno senza impegno, un’ospite discreta che mi aiuta a svuotare i testicoli e mi vuole bene senza amarmi, affettuosa ma mai bagnata se non mi decido io a strofinarle la clitoride per una decina di minuti, donna di conversazione intelligente e colta, abile nell’intessere a pranzi e cene rapporti utili di lavoro, oh che pace, oh che sonni tranquilli. Intorno a questi quattro decenni, dall’adolescenza a oggi, ho saputo mettere sempre l’ovatta bianca degli affetti, con cui il piacere deterge dal sesso il disgusto, il ridicolo e la vergogna. Ho bisogno di sonno, adesso, sono stanco.
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Domenico Starnone
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