La tenni per me, ancora, dopo aver passato la notte nello stesso letto. Quella
sera dormimmo vicini come nel pomeriggio e io scoprii che Marie russava. Un
sottile brontolio che mi tenne sveglio. La vedevo nella penombra, era supina e la
coperta le scopriva un fianco. Sentivo l’odore, la forma immobile e raccolta,
ritrovai l’audacia che credevo dimenticata. Mi voltai, allungai una mano e strinsi
un lembo di lenzuola. Lo sollevai appena, e fu come se tutti gli impeti passati, e i
desideri presenti, si fossero riversati in quel tentativo timido. Abbassai la testa e
intravidi il pigiama che sforzava per la spinta del seno, avvicinai il naso al tepore
del corpo, ai capelli, al collo, e immaginai che sì, alla fine ce l’avevo fatta, alla
fine era stata mia.
Voleva una seconda promessa: dovevo continuare a essere quello che ero stato l’altra notte nel letto, mentre lei fingeva di dormire e io sollevavo il lenzuolo.
Di quelle ore ricordo la sua invisibilità. Le parole tolte, gli sguardi aggiunti, i sorrisi sornioni e un attaccamento ancora più vivo a noi due
Arrivammo davanti al suo portone e io le chiesi se potevamo fare l’amore. Non provai imbarazzo, Milano mi aveva lasciato questa brutalità.
Sorrise, si mise una mano sulla bocca e rise di gusto. Le dissi che mi sentivo di chiederglielo, al di là di seduzioni, sentimenti, legami. Il pensiero di averla mi tormentava da quel giorno in amaca a Deauville, tuttora nutriva le mie immaginazioni, come potevo chiudere il cerchio? Mi unii alla sua risata.
Marie si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio che era la sua condanna, l’eros, e che non avrebbe permesso di rovinare una cosa pura che la vita le aveva riservato. Poi mi baciò, piano, Bon anniversaire.
La mattina dopo la chiamai. Dovevo esorcizzare la goffaggine della sera prima. Marie rispose dopo qualche squillo, appena sentii la sua voce dissi che era stato il compleanno più bello di sempre, aveva ripensato alla proposta indecente?
– Sei un porco, Grand.
– Sei la mia migliore amica, Marie.
Tacque, poi mi fece giurare che l’avrei salutata prima della partenza. Le promisi che non ci saremmo mai persi.
– Promets-moi encore.
– Je te le promets.
Marco Misssiroli --- atti osceni in luogo privato
Voleva una seconda promessa: dovevo continuare a essere quello che ero stato l’altra notte nel letto, mentre lei fingeva di dormire e io sollevavo il lenzuolo.
Di quelle ore ricordo la sua invisibilità. Le parole tolte, gli sguardi aggiunti, i sorrisi sornioni e un attaccamento ancora più vivo a noi due
Arrivammo davanti al suo portone e io le chiesi se potevamo fare l’amore. Non provai imbarazzo, Milano mi aveva lasciato questa brutalità.
Sorrise, si mise una mano sulla bocca e rise di gusto. Le dissi che mi sentivo di chiederglielo, al di là di seduzioni, sentimenti, legami. Il pensiero di averla mi tormentava da quel giorno in amaca a Deauville, tuttora nutriva le mie immaginazioni, come potevo chiudere il cerchio? Mi unii alla sua risata.
Marie si avvicinò e mi sussurrò all’orecchio che era la sua condanna, l’eros, e che non avrebbe permesso di rovinare una cosa pura che la vita le aveva riservato. Poi mi baciò, piano, Bon anniversaire.
La mattina dopo la chiamai. Dovevo esorcizzare la goffaggine della sera prima. Marie rispose dopo qualche squillo, appena sentii la sua voce dissi che era stato il compleanno più bello di sempre, aveva ripensato alla proposta indecente?
– Sei un porco, Grand.
– Sei la mia migliore amica, Marie.
Tacque, poi mi fece giurare che l’avrei salutata prima della partenza. Le promisi che non ci saremmo mai persi.
– Promets-moi encore.
– Je te le promets.
Marco Misssiroli --- atti osceni in luogo privato