

L’imbranato non fa la sua parte, la elude. Si giustifica. Te l’appioppa. E cosí tu devi fare anche la sua. Devi corteggiarti al suo posto, prendere l’iniziativa al suo posto, fidanzarti con te stessa al suo posto, amarti al suo posto (a volte anche scoparti al suo posto), diventare amministratore delegato, commesso e facchino della coppia, se ti avventuri in una vita a due.
L’imbranato dice: «Non mi vengono le parole, non ce la faccio. Levamele tu di bocca, ti dispiace?»
Poi dice: «Anch’io vorrei sposarti, ma il matrimonio mi terrorizza. Per favore, dimmi che andrà tutto bene. Convincimi».
Poi dice: «Sei proprio sicura di essere incinta? Non credevo che sarebbe successo cosí presto».
Poi dice: «Non sarebbe meglio andare in affitto piuttosto che metterci un mutuo sulle spalle?»
Poi dice: «Certo che amo i nostri figli. Farei qualsiasi cosa per loro, lo sai. È solo che ancora non riesco a sentirmi a mio agio nel ruolo di padre».
E via, tutta la vita questa pièce.
Questo tipo di fascino ha smesso di affascinarmi, ha decretato Irene dopo una lunga frequentazione della categoria. È come incarnarsi in Liv Ullmann in un remake di Scene da un matrimonio girato da Topolino.
Diego De Silva

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