lunedì 17 aprile 2017

Lettera



Io sdraiato sull’ erba verde
fantastico piano sul mio passato,
ma l’ età all’ improvviso disperde
quel che credevo e non sono stato;

@_ironica_1
 
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Lettera - Francesco Guccini

In giardino il ciliegio è fiorito
agli scoppi del nuovo sole,
il quartiere si è presto riempito di neve 
di pioppi e di parole.
All’ una in punto si sente il suono
acciottolante che fanno i piatti,
le TV son un rombo di tuono per l’ indifferenza 
scostante dei gatti;
come vedi tutto è normale
in questa inutile sarabanda,
ma nell’ intreccio di vita uguale 
soffia il libeccio di una domanda,
punge il rovaio d’ un dubbio eterno,
un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l’ inverno 
per desiderare una nuova estate…

Son tornate a sbocciare le strade,
ideali ricami del mondo,
ci girano tronfie la figlia e la madre 
nel viso uguali e nel culo tondo,
in testa identiche, senza storia,
sfidando tutto, senza confini,
frantumano un attimo quella boria grida 
di rondini e ragazzini;
come vedi tutto è consueto
in questo ingorgo di vita e morte,
ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista 
di voglia e sorte,
di questa rete troppo smagliata,
di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata, di chi starnazza 
e non vuol volare…

Appassiscono piano le rose,
spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose 
negli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull’ erba verde 
fantastico piano sul mio passato,
ma l’ età all’ improvviso disperde 
quel che credevo e non sono stato;
come senti tutto va liscio
in questo mondo senza patemi,
in questa vista presa di striscio, 
di svolgimento corretto ai temi,
dei miei entusiasmi durati poco,
dei tanti chiasmi filosofanti,
di storie tragiche nate per gioco, 
troppo vicine o troppo distanti…

Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? 
Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto, 
donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati, 
la gioia piana degli appetiti,
l’ arsura sana degli assetati,
la fede cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale, 
solo che il tempo stringe la borsa
e c’è il sospetto che sia triviale l’ affanno 
e l’ ansimo dopo una corsa,
l’ ansia volgare del giorno dopo,
la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa…
che chiami… vita…

 
Lettera - Francesco Guccini


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