domenica 16 aprile 2017

Che cose curiose sono i sogni

Fernando Pessoa
Ho fatto un sogno




«Dimmi una cosa, mamma... Dicono che certi ricordi materni si possono trasmettere ai figli. C’è una cosa che costantemente mi appare in sogno e che non posso collegare a niente che mi sia successo. È il ricordo di uno strano viaggio, in cui appare un uomo vestito di rosso che parla molto. All’inizio è un’automobile, e poi un treno, e in questo viaggio in treno si passa su un ponte altissimo, che sembra dominare tutta la terra. Poi c’è un abisso, e una voce che dice molte cose, che, se io le sentissi, forse mi direbbero la verità. Poi si esce alla luce, cioè, al chiaro di luna, come se uscissimo da un sotterraneo, ed è esattamente qui, in fondo alla strada... Ah, è vero, in fondo o all’inizio di tutto c’è una specie di ballo, o festa, in cui quell’uomo vestito di rosso appare...»

Maria posò sul grembo il suo lavoro di cucito. E, voltandosi verso Antonia, disse:

«Questa è proprio curiosa. È evidente che quello dei treni, delle automobili e tutto il resto è un sogno, ma, effettivamente, c’è una parte di verità... Fu quel ballo al Club Azzurro, a Carnevale, qui, tanti anni fa – sì, forse cinque – sei – mesi prima che nascesse. Ti ricordi? Io danzai con un ragazzo qualunque vestito da Mefistofele, e poi voi mi accompagnaste a casa con la vostra automobile e io, rimasi, persino, in fondo alla strada (guarda, dove lui dice di essere uscito dall’abisso...).»

«Oh, cara, mi ricordo perfettamente... noi volevamo arrivare fin qui, alla porta di casa, e tu non volevi. Dicesti che volevi fare a piedi questo tratto al chiaro di luna...»

«Proprio così... Ma è buffo, figlio mio, che tu abbia indovinato certe cose che sono sicura di non averti mai raccontato. È chiaro, non hanno nessuna importanza... Che cose curiose sono i sogni! Come si può congegnare in questo modo una storia in cui ci sono cose vere – e che la persona stessa non potrebbe indovinare – e tante enormi assurdità, come il treno e il ponte e il sotterraneo?»

Ingrata umanità! È così che si ringrazia il diavolo.

@ Fernando Pessoa
Racconti dell'inquietudine
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