Vanja Strle - Poesie
- Lontano
- TRAMITE I POETI SENSIBILI
- tra ombra e luce
- La meta
- Il silenzio
- Quando vieni da me
- O SFOLGORÍO DEL TUO AMORE
- da laggiù
- perchè esisto
VANJA STRLE
È nata a Capodistria nel 1960. È laureata in ingegneria chimica. Vive e lavora a Lož in Slovenija.
Poesia come linguaggio del silenzio e specchio del mondo. Come una successione di mondi paralleli. Come elemento che s'innalza dalla realtà in un mondo ricreato, o forse in uno spazio diverso di questo mondo; un'area che ci incanta e lascia senza parole, tanto da dimenticare noi stessi, dandoci la possibilità, almeno per un momento, di trovarci a tu per tu e confrontarci con l'eternità. Trascendendo il tempo in cui viviamo. Veramente lo abbandoniamo per fonderci con lo spazio. Questo può avvenire solo in silenzio - nel suo linguaggio suadente che ci induce a una sorta di immobilità, permettendoci così di seguirlo e, insieme, di seguire noi stessi. In fondo, dovendo vivere sempre più in fretta e rumorosamente, disponiamo forse di più tempo che di noi stessi: la fretta ci separa dalla nostra vera identità, dagli altri, da questo mondo, ci sottrae alla nostra realtà, a ciò che la nostra realtà potrebbe e dovrebbe essere.
La poesia è dunque rinascita o animazione del mondo. E può essere anche un attimo fermo, saldo, irremovibile, nel quale - in maniera congeniale al mio carattere - cerco il senso dell'esistenza, ovvero i suoi vari significati. È inoltre ricerca dell'umano arbitrio e dell'equilibrio interiore che si manifesta all'esterno come forza spirituale. E come centro dell'esistenza? L'amore. Vissuto da me come quel certo non so che attraverso il quale l'uomo - potrei dire l'umanità intera - si umanizza nel modo migliore. E pian piano, con l'esperienza, diventa autosufficiente, e solo allora e in quanto tale, capace di maturo amore, non privo di ardente desiderio e aspirazioni reciproche comuni che lo spingono avanti e lo aiutano a progredire in tutti i sensi e sono quella essenziale energia di base, quelle oscillazioni effettive o latenti che ci guidano verso l'autorealizzazione e la contentezza.
Fili d'acquilone
È nata a Capodistria nel 1960. È laureata in ingegneria chimica. Vive e lavora a Lož in Slovenija.
Poesia come linguaggio del silenzio e specchio del mondo. Come una successione di mondi paralleli. Come elemento che s'innalza dalla realtà in un mondo ricreato, o forse in uno spazio diverso di questo mondo; un'area che ci incanta e lascia senza parole, tanto da dimenticare noi stessi, dandoci la possibilità, almeno per un momento, di trovarci a tu per tu e confrontarci con l'eternità. Trascendendo il tempo in cui viviamo. Veramente lo abbandoniamo per fonderci con lo spazio. Questo può avvenire solo in silenzio - nel suo linguaggio suadente che ci induce a una sorta di immobilità, permettendoci così di seguirlo e, insieme, di seguire noi stessi. In fondo, dovendo vivere sempre più in fretta e rumorosamente, disponiamo forse di più tempo che di noi stessi: la fretta ci separa dalla nostra vera identità, dagli altri, da questo mondo, ci sottrae alla nostra realtà, a ciò che la nostra realtà potrebbe e dovrebbe essere.
La poesia è dunque rinascita o animazione del mondo. E può essere anche un attimo fermo, saldo, irremovibile, nel quale - in maniera congeniale al mio carattere - cerco il senso dell'esistenza, ovvero i suoi vari significati. È inoltre ricerca dell'umano arbitrio e dell'equilibrio interiore che si manifesta all'esterno come forza spirituale. E come centro dell'esistenza? L'amore. Vissuto da me come quel certo non so che attraverso il quale l'uomo - potrei dire l'umanità intera - si umanizza nel modo migliore. E pian piano, con l'esperienza, diventa autosufficiente, e solo allora e in quanto tale, capace di maturo amore, non privo di ardente desiderio e aspirazioni reciproche comuni che lo spingono avanti e lo aiutano a progredire in tutti i sensi e sono quella essenziale energia di base, quelle oscillazioni effettive o latenti che ci guidano verso l'autorealizzazione e la contentezza.
Fili d'acquilone
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